I Grandi Iniziati, di Eduard Schuré
Il libro da cui Dino Campana probabilmente prese il nome dei Canti Orfici
a cura della redazione |
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Dino Campana
Itinerario doloroso nella vita di un poeta. Da un luogo all'altro della fantasia,
della realtà e della follia per approdare al messaggio poetico
a cura di Walter Della Monica
Dino Campana nasce a Marradi nella cosidetta Romagna toscana il 20 agosto 1885, ed è da considerarsi a tutti gli effetti poeta di area romagnola. A Marradi, infatti, c'è il Passo della Calla che è il displuviale geografico che divide la Romagna dalla Toscana. Poiché Marradi è sul fiume Lamone che corre verso l'Adriatico, esso è geograficamente in Romagna, o meglio nella Romagna toscana, come la chiama anche Gianfranco Contini nelle sue note biografiche riguardanti Dino Campana. Il padre era maestro elementare. La madre, sensibile e inquieta, non rappresenterà mai l'ideale materno di cui il poeta sentiva particolarmente bisogno e la mancanza di quell'affetto sarà tema ricorrente nella sua poesia.
Frequenta a Faenza il collegio salesiano e poi il Liceo Torricelli. Ha quindici anni quando in lui si manifesta per la prima volta la malattia mentale con violente crisi contro la madre. Tre anni dopo — mentre sta terminando gli studi a Torino, dove la famiglia si era trasferita — la sua prima fuga con incidenti e risse che lo porteranno ad essere arrestato a Parma. Fu in questo periodo che il diciottenne Campana, che sembra subisse un certo fascino per le divise militari, fece domanda per essere ammesso (e fu ammesso nel gennaio del 1904) nel plotone allievi ufficiali del 40° reggimento fanteria di stanza a Ravenna. Dopo tre mesi fu nominato caporale, ma il successivo mese d'agosto fu prosciolto dal servizio per non aver superato gli esami al grado di sergente.
IL “QUADERNO” DI DINO CAMPANA
di Silvano Salvadori
I Canti Orfici hanno costituito il prevalente terreno di caccia della critica letteraria. Forse di nessun poeta possiamo seguire un’evoluzione di testi poetici tanto sofferta e per di più testimoniata
Se fu avventurosa la vicenda del manoscritto dei Canti, non meno lo è stata quella dl Quaderno. Ritrovato dal fratello Manlio e contenente 43 composizioni, fu consegnato ad Enrico Falqui che ne curò la pubblicazione nel 1942 con la riproduzione fotografica di cinque pagine; il Falqui indicò a margine le varianti dei vari versi, senza fare una dettagliata ricostruzione delle sovrapposizioni nella stesura, densa appunto di ripensamenti e correzioni. Solo per la lirica “Oscar Wilde a San Miniato” la Ceragioli, in Belfagor, fece una trascrizione diplomatica che rivelò l’intenso lavoro di riscrittura tipico del poeta di Marradi.
Andrea Zanzotto, Il mio Campana
Prefazione di Giuseppe Matulli, a cura di Francesco Carbognin, Clueb, Bologna 2011
Il Poeta Andrea Zanzotto, "premio Campana" del 2002, è recentemente scomparso.
Vogliamo ricordarlo con questo suo pensiero su Campana...
Ecco: avrebbe dovuto dare meno confidenze (anche se non era il suo caso elargire troppo facili confidenze), tenere a maggior distanza il proprio pubblico, fare avvertire che in lui c’era qualcosa di... irraggiungibile. Lo colpevolizzavo per questa sua, comunque eccessiva, disponibilità – anche per ragioni, da ultimo, determinate dalla mia particolare formazione, tutto sommato provinciale.
La mia famiglia, infatti, annovera molti artisti, anche vagabondi, soprattutto negli anni in cui era entrata nell’orbita di gravitazione dell’Austria. Mio nonno ha avuto addirittura lo studio di pittore e di decoratore a Bratislava, a Pressburg; ma tra questi miei avi pittori, c’erano anche molti... Campana, in un certo senso, che dormivano nei fienili, che sfuggivano alle buone regole e che quindi creavano ventate di tumulti entro tutto il parentado.
Federico Ravagli
FASCICOLO MARRADESE
a cura di FEDERICO RAVAGLI
GIUNTI Bemporad Marzocco, 1972
PREMESSA
Luca Antoccia: Il Poeta antigrazioso
Pubblicato su Art e Dossier, Febbraio 2007, Giunti editore Firenze.
La redazione ringrazia l'Editore e Luca Antoccia per averci gentilmente permesso la pubblicazione
Nella poesia di Dino Campana, noto all’immaginario comune come poeta visionario e folle, traspare una conoscenza puntuale e precisa della storia dell’arte, dal Rinascimento fino alle avanguardie a lui contemporanee.
Di recente il grande pubblico lo ha conosciuto per Un viaggio chiamato amore, cinebiografia di Michele Placido sulla tormentata relazione con Sibilla Aleramo.
Qualcuno ricorderà il recital di poesie di Carmelo Bene che lo accostava a Friedrich Hölderlin.
IL RITORNO DI DINO CAMPANA DAL BELGIO: QUATTRO DOCUMENTI INEDITI
di Caroline Mezey
Bedford College, London
Da: Modern Language Review, Vol. 4, ottobre 1983
traduzione di Andreina Mancini e Paolo Pianigiani
Le circostanze della vita di Campana, i suoi atteggiamenti bohémien, i suoi viaggi in paesi stranieri, la perdita del manoscritto dei Canti Orfici e la tragedia dei suoi ultimi anni hanno teso a focalizzare l'attenzione critica sul poeta come poète maudit. I tentativi dei suoi biografi di stabilire una cronologia certa e dettagliata della sua vita sono stati in gran parte frustrati dalla scarsità della documentazione originale. Molte informazioni sono ovviamente contenute nella trascrizione del Dr. Pariani delle conversazioni con il poeta a Castel Pulci, e ulteriori informazioni sono state fornite da Enrico Falqui, la cui conoscenza di amici e parenti del poeta gli ha fornito una fonte pronta di materiale di "seconda mano".1 La documentazione originale, tuttavia, non è stata pubblicata, e particolarmente deplorevole è stato il silenzio sul periodo tra la fine degli anni universitari di Campana a Bologna (1907) e la sua iscrizione all'Università di Genova nel 1912.
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