Il "matt" Dino Campana parla con le fate di assenzio e poesia
Un romanzo restituisce tormenti e vagabondaggi di un artista infelice
di Giovanni Tesio
da: tuttilibri, 8 Febbraio 2025
Lo aveva fatto con Cervo Bianco, il pellerossa che ingannò un po' tutti, lo ha fatto con Ligabue, il naïf di cui ha saputo cogliere più di ogni altro il versante elvetico della sua esistenza e della sua pittura, ora lo fa con Dino Campana, il poeta che ha a lungo studiato e di cui restituisce le "fate" e i fantasmi.
E' Renato Martinoni, l'italianista di grande competenza filologica, che ama indagare per via narrativa i segreti imperscrutabili di esistenze perturbate, di personalità complesse o complicate.
Campana inedito
di Gianfranco Contini
Le «varianti» rispetto ad altre redazioni
dal Corriere della Sera, Mercoledì 31 dicembre 1986
Gianfranco Contini analizza i versi pubblicati il 22 ottobre
Ricordo una città vecchia, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata ne l'agosto torrido enorme, con il lontano refrigerio d'ampie e molli colline su lo sfondo.
Archi enormemente vuoti di ponti tesi su il fiume impaludato in magre stagnazioni di piombo. Sagome nere di zingari che vanno e silenziose su la riva: tra il barbaglio lontano di un canneto remote forme ignude di adolescenti, il profilo e la barba giudaica di un vecchio cieco: e a un tratto da il mezzo de l'acqua morta e cieca e le zingare mobili e un canto morto, da la palude afona una nenia primordiale monotona e irritante. E del mio tempo fu sospeso il corso.
Inconsciamente io levai gli occhi a la torre vera barbara che dominava il viale lunghissimo dei platani. Sopra il silenzio novo fatto visione intenso, essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio; mentre per lontane visioni, per sensazioni oscure e violente un altro mito profondo, anch'esso mistico e selvaggio mi ricorreva a la mente a tratti.
In gennaio, sui monti di Dino Campana
di Andrea Benati
In gennaio pochi si aggirano a piedi in Appennino.
L’escursionista (anzi, perbacco, il trekker) che si presume ferrato (cioè smart), e magari anche adeguato (trendy), per tale ritrosia accampa pretesti di freddo, scarsa luminosità, giornate corte, biocenosi intorpidite e quant’altro. E ne ricava un bilancio costo/beneficio demotivante, che può essere rimesso in discussione tutt’al più dalla variabile “neve”, ma con conclusioni non sempre univoche, comunque controverse e neppure tutte veramente ‘sostenibili’ (green).
Jan Vladislav
(1923 - 2009)
Jan è stato il primo traduttore dei Canti Orfici al mondo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e incontrarlo ogni volta che è stato possibile.
L'ho ricordato in questo articolo su Reality n. 73, del 2014, dove riprendo la prima intervista, uscita anni prima su Carte Vive della Fondazione Prezzolini di Lugano.
Oggi, 15 Gennaio 2023, avrebbe compiuto i 100 anni. Il suo sogno era di poter tornare in Italia, ma prima voleva andare in Cina, passeggiare sulla Muraglia Cinese... E' riuscito solo ad andare in Cina, poi se n'è andato...
Ho tanti ricordi di Jan, che andai a conoscere nella sua Praga. Prima o poi li racconterò...
(paolo pianigiani)
Reality numero 73 - settembre 2014
Jan Vladislav: Dino Campana e la Primavera di Praga
L'intervista al traduttore dei Canti Orfici in lingua Ceca
di Paolo Pianigiani |
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Paolo e Jan
Jan Vladislav è stato il primo traduttore in Europa dei Canti Orfici in volume. La sua traduzione, infatti, esce a Praga nel 1968 e il saggio, inedito in Italia, che accompagna il testo, è del luglio - agosto del 1967. Quindi si tratta della prima traduzione in volume a livello mondiale, insieme a quella del Salomon (New York, 1968), che però è parziale e con i testi in ordine diverso dall’originale.
Il 1968, per l'allora Cecoslovacchia, fu un anno terribile: in quell‘anno fu spenta dai carri armati russi la nascente Primavera di Praga, il 21 agosto. Il 20 agosto è la data di nascita di Dino Campana. Due anniversari quasi coincidenti.
Dopo ricerche non facili, pensavo infatti che vivesse ancora in Francia, sono riuscito a trovare Jan Vladislav nella sua casa di Praga, appena tornato da un viaggio in Canada, e ho potuto fargli alcune domande sulla sua traduzione dei Canti Orfici, di cui nessuno in Italia sa nulla. In nessuna delle numerose edizioni, anche recenti, del libro di Dino Campana, infatti, la versione in lingua ceca viene citata, mentre sono presenti quelle inglese, rumena, francese, tedesca e spagnola.
Jan Vladislav, oltre che poeta e traduttore, è un intellettuale di primo piano della Repubblica Ceca: da sempre un "non allineato", figura fra i firmatari di Carta 77, e si è sempre battuto per l'affermazione dei diritti civili nel suo paese, pagando le sue idee con l'impossibilità a pubblicare le sue opere e con l'esilio in Francia, a partire dal 1981. Le sue poesie sono state pubblicate nella Repubblica Ceca solo recentemente, nel 1991.
Nello stesso anno ha ricevuto il premio dello Stato come traduttore, dalle mani del ministro della Cultura Pavel Dostál. Jan Vladislav si scusa con me per il suo italiano, non parla la nostra lingua da almeno cinque anni. Naturalmente il suo italiano è invece perfetto, condito da un leggero accento francese, frutto del suo esilio di venti anni, a Sèvres, in Francia. Ha tradotto, oltre a Campana, Dante, Montale, Ungaretti, Svevo, Pirandello: il suo italiano è fluido e musicale.
Renato Martinoni
RICORDI DI SUONI E DI LUCI
Storia di un poeta e della sua follia
Romanzo
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