Gabriel Cacho Millet: prefazione al "Ritrovamenti biografici e appunti testuali", di Stefano Drei
PREFAZIONE
Rilevare le ombre che ancora oscurano la biografia di Dino Campana, poeta randagio che tanto soffrì e che scomparve quasi dimenticato nella solitudine di una stanza di manicomio, è un obbligo d’amore. Lo chiedono le sue fughe dettate dalla disperazione, le intemperanze che erano la ribellione di chi non si sente amato e poi la miseria, l’asilo notturno, le carceri, gli ospedali, i manicomi e quella solitudine spaventosa di chi ha perduto la compagna più fedele e insostituibile, unica: la poesia.
Ci tocca oggi toglierlo dall’ombra, gettare luce sul suo calvario, mostrarlo come autore del solo libro che scrisse e del quale si compie il centenario della pubblicazione. Bisogna illuminare i lati oscuri, cercarlo anche in piccole cose che apparentemente hanno scarsa importanza perché alla luce di tale ricerca si rivela l’uomo e qualche cosa del poeta come sta facendo il meritorio professore di lettere del Liceo Torricelli di Faenza, Stefano Drei.