PREFAZIONE
Dino Campana: la parola che dilaga
Rifrangenze per Silvano Salvadori
di Paolo Pianigiani
Mancava al mondo una edizione commentata del “Quaderno”. Non c’era nemmeno una lettura numerata dei capoversi, per non dire la riproposta delle varianti conosciute. Poi il mistero della scomparsa di quel quaderno di scuola, ritrovato da Manlio (il fratello “regolare”, quello bravo e che fece carriera), nel fondo di un baule.
Appena in tempo per finire fra gli “Inediti” vallecchiani, elaborandone la scrittura sinuosa il Falqui. Poi più nulla: il Quaderno non c’è più: non si trova fra il lascito Falqui e non si trova a casa dei familiari, ai quali apparteneva e dove sarebbe stato logico tornasse. Qualche foto, poche, a ricordare.
E così prende vita propria questo libretto, vergato da un Campana ormai in discesa libera, verso l’addivenire orfico dei Canti. Silvano non fa come altri, non vi cerca richiami e rimandi a quello che poi fu stampato da Bruno Ravagli, nella tipo-stamperia di Marradi.
Silvano lo lascia girare sul giradischi e ci racconta quello che prova, quello che sente, quello che immagina. Lui lavora sempre così intorno a Dino Campana. Ci cerca rumori e rimandi, sottraendo là dove possibile al mistero assoluto qualche attimo di verità riconoscibile, o immaginabile. Vi scopre insomma percezioni di reale, dipàna l’aggrovigliarsi dei pensieri. Sembra far compagnia al poeta nel mentre concentra su quel quadernetto gli arrivi e le immagini.
Non vi anticipo gli esiti, basterà scorrere queste pagine a seguire, nelle quali non si trovano bisbigli d’accademia o saperi già stampati altrove. Si trovano rifrangenze di pensiero, concomitanze temporali, spiegazioni che complicano e, quando càpita, illuminanti verità.
Così ci si avvicina a Dino Campana, così come si ascolta un torrente scorrere, senza sapere il monte da dove nasce. E se ne esce, da quell’ascolto, ricchi dentro di cose nuove e capacità di vivere che prima non c’erano. Come sarebbe accaduto se, per la ventura, fossimo stati davvero con lui e i suoi pensieri, in uno dei suoi viaggi senza fine.
Una lettura che apre nuove strade, spesso mai percorse prima, che le poesie del “Quaderno” regalano a chi le scorre con pensiero libero, lasciando riverberare visioni e suoni dei quali si son perse le grammatiche.