Achille Cattani: la foto di Campana in gita alla Falterona
Dino in gita alla Falterona
Da: Achille Cattani, Idealità, La vita di Ernesto ed Anna, II volume, tipografia Faentina, Faenza - 1974
Dino è il secondo da sinistra.
La foto fu pubblicata per la prima volta nel libro Dino Campana, Le mie lettere sono fatte per essere bruciate, a cura di Gabriel Cacho Millet, Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, 1978. La descrizione del viaggio riportata dal libro di Achille Cattani aggiunge nuove informazioni a questo episodio della biografia campaniana.
Ringraziamo il professor Stefano Drei, curatore del sito del Liceo Torricelli di Faenza, per la puntuale segnalazione.
Per una poesia di movimento: le «Novelle a gran velocità» di Dino Campana1
di Marco Favero
estratto da «Lettere italiane», I, 2017
1. Le «Novelle a gran velocità»
«Procedo per sbalzi: natura facit realmente saltus, come è noto»,2 scriveva Campana in una lettera a Emilio Cecchi il 10 marzo 1915. E veramente, chi provi a inoltrarsi all’interno del mare di varianti che affollano i suoi scritti, si trova di fronte ai continui ‘sbalzi’ con cui il poeta procedeva anche nella propria scrittura. «Ma per continuare questa vita», aggiungeva Campana, «ci vuole veramente un coraggio da leone». Appunto ricorrendo al coraggio indicato dal poeta si cerca di ricostruire il caso del ripensamento, o meglio, della vera e propria caduta, di una intera sezione dei Canti Orfici, contenente le «Novelle a gran velocità».
Sebastiano Vassalli
Campana, la chimera del poeta maledetto
di Sebastiano Vassalli
dal Corriere della Sera del 26.11.03
La ristampa, a cura di Renato Martinoni, dei Canti Orfici di Campana nei «tascabili» Einaudi, rappresenta un passo avanti per quanto riguarda la sistemazione dei contributi critici, nell’«Introduzione», nelle «Note ai testi» e nelle puntuali «Appendici». È invece un’occasione mancata, se si voleva restituire Campana alla sua storia di uomo e di scrittore. Quella storia, da quasi un secolo dà fastidio a tutti: ai familiari, ai concittadini, ai medici, alla società letteraria; e si è cercato di seppellirla sotto un cumulo di leggende, che fino al 1985 si appoggiavano all’autorità dello psichiatra Carlo Pariani, autore di una biografia dal titolo perentorio: Vita non romanzata di Dino Campana scrittore . Carlo Pariani non era, come molti credono, il medico curante di Campana. Era un tale che andava a trovarlo in manicomio per una sua ricerca su genio e follia. Dino gli confidava di essere elettrico («Mi chiamo Dino, come Dino mi chiamo Edison... sono elettrico») e, tra un delirio e l’altro, gli raccontava ogni genere di balle. Gli diceva di essere stato cinque anni in Argentina; di essere andato a Odessa; di aver patito la prigione a Parma, a Bruxelles, a Basilea, eccetera.
Gianni Turchetta: Ma Dino Campana...
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di Gianni Turchetta |
dal sito della Feltrinelli |
I lettori del "Corriere della Sera" si sono imbattuti, mercoledì 26 novembre 2003, in un singolare articolo di Sebastiano Vassalli, pubblicato in occasione dell’uscita di un’ottima edizione dei Canti Orfici, a cura di Renato Martinoni. Vassalli annuncia melodrammaticamente il fallimento dei propri sforzi di restituire a Dino Campana la "sua verità", vanificati a suo dire dall’azione congiunta di una bizzarra quanto eterogenea congrega, unanimemente dedita a deformare e sporcare la memoria del grande poeta. Ecco il finale dell’articolo: "Consegno la memoria di Dino ai film melensi, alle biografie deliranti o troppo circospette, ai "chissà!" e alle strizzatine d'occhi, ai premi letterari a lui intitolati e alla compagnia di villeggianti che ogni estate si riunisce a Marradi per assegnarli. Hanno vinto loro. Addio, Dino."
Ma chi è Geribò?
Indagine a cura della redazione
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L’origine del nostro Direttore è piuttosto misteriosa, si dice che sia nato a Firenze e si sia trasferito per motivi di lavoro ad Oneglia (che adesso si chiama Imperia), in Liguria.
Gli è rimasto infatti un leggero accento toscano.
Altri lo vogliono ormai da secoli in pianta stabile all‘Inferno, quello immaginato dal suo cugino Dante, altri ancora giurano di averlo visto recentemente pranzare, insieme a un collaboratore della nostra rivista, alla trattoria Sanesi in quel di Lastra a Signa.
Dino e l'Antologia POETI D'OGGI di Papini e Pancrazi
Papini/Pancrazi, Le ombre di Parnaso, Firenze, Vallecchi, 1973
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L'editore Vallecchi incaricò, nel 1917, Papini e Pancrazi di realizzare una Antologia di poeti contemporanei, che vide la luce nel 1920, con il titolo Poeti d'oggi.
I due critici inserirono (pag. 72-78) i seguenti testi di Campana:
La matrona, La petite promenade du poéte, Sulla Falterona, presso la Verna, Marradi, Toscana.
Riproduciamo il carteggio del Maggio del 1917, dove Papini propone a Pancrazi di inserire nella lista dei poeti selezionati anche Dino Campana.
Dario de Tuoni
Ringrazio la dott. Laura Paris per avermi permesso di pubblicare la foto di Dario, dalla sua pubblicazione
Ritratti di Dario de Tuoni (Innsbruck 1892 - Trieste 1966)
Dario de Tuoni: Dino Campana prima del mito. Souvenir d'un pendu
Pubblicato su LA FIERA LETTERARIA, XVI, 1961 |
Dario de Tuoni |
Nella copertina posteriore dell'edizione originale dei Canti Orfici, un grosso frego ha fatto scomparire la strana dicitura: Die Tragodie des letzten Germanen Italiens (La tragedia dell'ultimo germano d'Italia). Su quel volumetto, stampato a Marradi da un tipografo di provincia, che il Campana definisce "coscienzioso coraggioso e paziente", volumetto in carta mezza d'un colore e d'una qualità mezza d'un'altra, né tutta dello stesso formato, oltre all'indifferenza dei critici, che pochi si degnarono allora di sfogliarlo, si rovesciava infatti anche il livore bellico di quegli anni - neutralismo interventismo: berci isterici e bussa sode - e il poeta si vide costretto a cassare con il bitume quel suo grido finale che, dato i tempi, poteva apparire intenzionalmente provocatorio.
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