Giacomo Natta: Il cappotto di Dino Campana
di Giacomo Natta |
Pubblicato su Paragone, 124, Firenze, Sansoni, 1960 Paragone. XI:I22, 124.—La costituzione dell' "Ottica" idillica. Ill: Imaginazione e sogno o Tra idillio e elegia, Piero Bigongiari; Carratteri dell' evoluzione sveviana, Giorgio Luti.— L'Istituto di Studi Superiori di Firenze cento anni dopo, Eugenio Garin; I "Racconti” di Pavese, Alfonso Gatto; Il punto sull'attualiti letteraria in Francia, Aldo Rossi; Il cappotto di Dino Campana, Giacomo Natta. |
Nazzareno Cogurra, ritratto di Giacomo Natta, anno 1952
Sei o sette anni fa, a Torino, dov'ero di passaggio; andai a vedere la mostra degli Espressionisti Tedeschi, in palazzo Madama. Entrando nella prima sala, a due passi dalla porta mi trovai in presenza di Teodoro Daübler. Era seduto in poltrona, maestoso. Posto al centro della parete che mi si parava dinanzi, egli figurava, nella sontuosa cornice dorata, in tutto il suo volume naturale. Il poeta, che avevo, nel 13, lasciato poverissimo, trasandato e problematico, nel quadro di Nolden riposava l'anima; nell'agiatezza, nel benessere del corpo. La sua grande barba, senza dubbio fragrante, mi parve accarezzata dal successo.
Un frammento di Dino Campana
su Wagner (e Nietzsche)
di Cesare Galimberti
Da: Vivere senza paura, EDT srl 2007
Considerazioni su Nietzsche e Wagner si leggono in una pagina di Campana (inclusa da Enrico Falqui tra gli inediti)1 subito dopo una esortazione a superare le forme conoscitive estreme: «La vita quale è la conosciamo; ora facciamo il sogno della vira in blocco»; perché «anche il misticismo è uno stadio ulteriore della vita in blocco, ma è una forma sempre speculativa, sempre razionale, sempre inibitoria in cui il mondo è volontà e rappresentazione». Al di là della conoscenza mistica, e della filosofia di Schopenhauer, Campana aspira a un pensiero poetico che s'immerga nell'esistere come una nave solca l'acqua: «Sì: scorrere sopra la vita questa è l'unica arte possibile».
Lo stesso Falqui individuò ne La gaia scienza l'origine dell'auspicio realizzabile in un'arte totalmente nuova: «Sì! Trascorrere sopra l'esistenza. È così! Potrebbe essere così!...»2. Ma nell'aforisma nicciano l'incanto e l'andito sono suscitati (e subito vanificati per via di riflessione) dall'actio in distans esercitata dalle donne, fluttuanti nella vita come silenziosi velieri. Mentre lo slancio di Campana si volge immediatamente in una direzione diversa, ancora irradiata però dalla luce de La gaia scienza: «La musica dell'avvenire migliore. Per me il musicista migliore sarebbe quello che conoscesse solo la tristezza della più profonda felicità e nessun'altra tristezza: fino a oggi un musicista simile non è mai esistito»: così Nietzsche3. E Campana: «Primo fra tutti i musicisti sarebbe colui il quale non conoscesse che la tristezza della felicità più profonda: una tale musica non è mai esistita ancora».
DINO CAMPANA
E LA NUOVA LIRICA
di Piero Bargellini
da: Pian de Giullari, Il Novecento, Vallecchi, Firenze 1950
Lo STATO D'ISOLAMENTO E DI DIFESA DELL'UOMO MODERNO, RIDOTTO ALLA SUA NUDA UMANITÀ, ISPIRA LA LIRICA MODERNA, CUI EBBE COME INIZIATORI THE POETI COETANEI, IL REBORA, L'ONOFRI E IL CAMPANA; UNO FINITO PRETE, UNO FINITO MAGO E L'ULTIMO FINITO PAZZO.
C'è da credere che proprio le ragioni, per le quali il romanzo moderno non è riuscito a granire, abbiano favorito il sorgere della nuova lirica.
Forse, se si toglie la stagione dell'Arcadia, non s'ebbe mai in Italia un gettito cosi folto e nutrito di poesia.
Neppure il piccolo illuminismo di certi vociani riuscì a contenere l'impeto dei poeti pullulanti in gran numero da ogni parte d'Italia. Invano Scipio Slataper se la prendeva coi verseggiatori e li avrebbe voluti ridurre al silenzio. I poeti, piuttosto che dedicarsi alla sola prosa documentaria, disertarono la rivista del Prezzolini.
Giuseppe Manzitti: Storia di un ritrovamento fortunato
e di come i Canti Orfici non finirono nel cassonetto
di Giuseppe Manzitti |
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Dedica a Luchaire sui Canti Orfici |
Dora d'Istria
Elena Ghika (Dora D’Istria)
di Marta Questa
Storia di una principessa rumena a Firenze, negli anni immediatamente precedenti la nascita di Dino Campana
Tra il 1860 e il 1888 ci fu chi in Firenze ebbe la fortuna di conoscere una donna considerata “una delle menti più lucide e più intelligenti d’Europa” e che l’antropologo Paolo Mantegazza così descriveva:
“Un corpo tutto venustà, un cuor tutto grazia e nobiltà, una mente d’artista e di pensatore son tre cose rare a trovarsi, anche da sole, ma messe insieme formano un miracolo della fortuna; e questo miracolo ha saputo compiere la natura spargendo tutte quelle grandi e diverse virtù sopra un solo nome, quello di Elena Ghika, che diede poi a se stessa nel mondo della letteratura il secondo e più noto battesimo di Dora D’Istria”.
Elena Ghika era nata a Bucarest il 22 gennaio 1828. Era figlia del principe Mihal Ghika di origine albanese, governatore del principato di Valacchia, eminente archeologo e fondatore del primo museo nazionale di Romania, fratello di Grigore IV e di Alexandru II (successo a Giorgio IV sullo stesso trono nel 1834) e di Katinka Faka, traduttrice di opere della letteratura francese.
Gabriel Cacho Millet: Il manoscritto di Campana perduto, ritrovato e venduto
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Publicato su "Wuz", storie di editori, autori e libri rari
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n. 3 maggio - giugno 2004 |
di Gabriel Cacho Millet |
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É stato venduto all'asta lo scorso 18 marzo, a Roma, il manoscritto de Il più lungo giorno di Dino Campana (1885-1932) per centosettantacinquemila euro. Ascoltare Fabio Bertolo battere all'asta presso Christie's quel quaderno con un'offerta iniziale di centotrentamila euro, a me che ho seguito per anni le contorte tracce del poeta vagabondo si stringeva il cuore. Pensavo a Campana che andava nei caffè di Firenze e di Bologna per vendere personalmente a lire due e cinquanta "con o senza dedica" i Canti Orfici, il libro che riscrisse e che avrebbe riscritto comunque, anche ignorando che Ardengo Soffici gli aveva smarrito il manoscritto con l'ultima stesura.
Gabriel Cacho Millet: Le lunghe braccia dell'autunno
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Editore Mauro Baroni Viareggio Lucca collana Jazz di Mediterranea |
recensione di Marisa Cecchetti ![]() |
recensione di Maurizio Giammusso ![]() |
di Paolo Pianigiani |
E' appena uscita per i tipi di Mauro Baroni Editore in Viareggio, l'ultima opera teatrale di Gabriel Cacho Millet: Le lunghe braccia dell'autunno. Fa il paio, questo lavoro, con un'altro, uscito a Roma nel 1977, che ha titolo Quasi un uomo, un monologo con protagonista Dino Campana. Chiude il cerchio e definisce, nei dettagli e negli impeti, la figura della poetessa e autrice di romanzi Rina Faccio, in arte e per il mondo Sibilla Aleramo.
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