Lorenzo Gigli
Le lettere di Campana nell'archivio di Lorenzo Gigli
da: Tutto libri - Sabato 8 Luglio 1989
DOPO L'ULTIMA SCOPERTA, RACCOGLIAMO LE LETTERE DI CAMPANA
di Franco Contorbia
Leonetta Cecchi Pieraccini, ritratto di Emilio Cecchi, 1916
Emilio Cecchi: False audacie
Pubblicato su: La Tribuna, Roma, n. 44, 13 febbraio 1915, p. 3.
Quasi una stroncatura...
Vinciamo la ripugnanza: accostiamo alle cose pure le profane. E diciamo due parole d'una scarlattina letteraria di questi ultimi tempi, che molti credono effettivamente portata da Mallarmé e da Rimbaud. Già l'avventura di questi due poeti in Italia, finora, era stata dolorosa. Ma le cose ora tirano al tragico; che sono entrati in mezzo gli imitatori, sfruttando insolenti e spensierati, come una cagnara di ragazzi assalta un pomario. - Naturalmente a Mallarmé e a Rimbaud, questi non debbono nulla. Sono gli ispiratori, i profeti, i negri; forse non li hanno nemmeno letti. - In tutto di questo di vero c'è, che è come non li avessero letti; perché non hanno saputo vederci se non un invito più conveniente di un altro alla loro improntitudine e pigrizia.
Cartolina postale a Cecchi da Rifredo: 31 Luglio 1916
Cartolina Postale di Dino Campana a Emilio Cecchi, scritta a Rifredo di Mugello in data 31/Luglio/1916
Da: "Lettere di un povero diavolo", Carteggio campaniano curato da Gabriel Cacho Millet, Ed. Polistampa.
CAMPANA A CECCHI
[ Rifredo, 31 luglio 1916]
L’articolo era bellissimo.1 La portata troppo grande per la mia miseria presente. Ringraziai e tacqui, attendendo da me stesso una risposta che non venne. Sono troppo ammalato. Per ora non cerco che di poter vivere alla meglio. Ricorderà che quando Lei mi vide a Firenze ero più morto che vivo. Sibilla avrebbe un bel da fare per compiere la sua missione. Pero la sua idea è simpatica, et si vous dites encore qu’elle a du coeur à l’ouvrage! Sono qua con una russa incredibile, venuta dall’Africa. Ma la psicologia russa si impara in due giorni e ne ho abbastanza. Tornando, Lei mi sembra che voglia interessarsi per farmi guadagnare qualche quattrino. Ma in che modo si potrebbe interessare Marinetti? lo vorrei fare l’affare subito, e dedicargli magari gli ormai noiosi canti orfici.
Gigino Bandini, l'amico di Marradi
da Meridiano di Roma, 17 aprile 1938
Le interessanti lettere di Campana pubblicate in Omnibus (19 febbraio u.s.) contengono la rivelazione di un suo aspetto che ignoravo: il suo credersi perseguitato dai compaesani. Non esito ad indicare come maniaca questa sua persuasione. Ovunque possono essere anime abbiette; e gente capace di basse persecuzioni, con delazioni od altro, può ben esserci nel mio paese: ma chi mai poteva avere un interesse a far ciò nei riguardi di Dino? Chi mai si occupava seriamente di lui? A meno che non ci sia stato di mezzo un odio verso i suoi.
Ma anche questo mi pare da escludere: la famiglia era delle più benvolute in paese. Non odio, non persecuzione; l'atteggiamento dell'ambiente verso di lui era bensì un senso di scandalo, quasi di costernazione, per le sue abitudini, e di imbarazzo e di timore in sua presenza, perché lo ritenevo matto; ad ogni sua ricomparsa, alla notizia di qualche sua nuova impresa, era magari un gran dire: "eh, povera famiglia; eh, che disgrazia!", ma nessuno gli muoveva vero rimprovero, appunto perché lo consideravano irresponsabile.
Luigi Orsini
Un’ignota cartolina di Dino Campana
di Antonio Castronuovo
Da "La Rassegna della Letteratura Italiana”, a. 106, serie IX, luglio-dicembre 2002
RispettosisalutidevmoDino Campana(soffre)Marradi.
autore dei «Canti Orfici»
morto pazzo
Campana eretico
Guglielmina e Manfreda al balcone
di Paolo Pianigiani
Tutto o quasi è stato detto sul poeta di Marradi, ma che nelle sue poesie abbia parlato di eresia non l’aveva ancora detto nessuno. Almeno che io sappia.Due poesie del Quaderno (contenente testi autografi di Dino Campana, ritrovato in un baule dal fratello del poeta, Manlio, e pubblicato da Enrico Falqui nel 1942), contraddistinte dai numeri XIII e XXVI, parlano di due personaggi femminili, Guglielmina di Boemia e Manfreda da Pirovano .
Basta sfogliare un libro che parla di eresie e queste due figure misteriose, fra le poche ad avere un nome, fra i personaggi che compaiono nelle opere di Dino Campana, acquistano subito densità storica e si diffonde nell’aria odore acre di roghi e di Sante Inquisizioni.
Sul "male" di Dino Campana
di Gabriel Cacho Millet
Da "Resine", n. 57-58, luglio 1994
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