L'incontro con l'infelice di genio
oltre la cronaca e oltre la leggenda
di Giuseppe Ravegnani
da
(La Fiera letteraria, ANNO VIII/numero 24 - giugno 1953, pag. 3)
La prima cartolina, scrittami da Campana, mi giunse nel maggio del 1913, e veniva dal Belgio. Avevo, allora, quasi 18 anni, mentre Campana nell'agosto ne avrebbe avuti 28. A dargli iI mio indirizzo era stato Bino Binazzi, che io incontravo spesso nella redazione del Resto del Carlino di Missiroli. A Campana Io strambo Binazzi (forse ancor più strambo di Campana) voleva veramente bene, molto ammirandolo, anche se poi, con la sua edizione del Canti Orfici (Vallecchi,1928) e più ancora suo saggio critico, pubblicato, se ben ricordo, nella bolognese Brigata, in un numero del 1922, e che chiunque può rileggere ripubblicato in Antichi moderni e altro (Vallecchi, 1941, pp. 255-284), ha finito per danneggiarlo, dando l'avvio a una leggenda campaniana, e intrappolandolo tra «gli ultimi bohémiens» d'Italia, il che ha molti lati bugiardi, o perlomeno inesatti.
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