Ritorno a San Colombano
di Piero Bargellini
in «Il Frontespizio», a. X, n° 7, 1938, p. 441
Caro Falqui e caro Bartolini, come vi avevo promesso, sono tornato a San Colombano. Il custode, appena mi ha visto, m’ha fatto cenno d’inoltrarmi pure nel camposanto, e mi ha indicato nel piccolo prato, ora raso, una croce. Con le tue venti lire, caro Bartolini, aveva sùbito comprato una croce, non di legno però, come tu intendevi, ma di ghisa stampata, con base di cemento. Egli stesso aveva poi composto una breve epigrafe, per un cartellino smaltato, e vi diceva: “qui giace la salma di Dino Campana poeta italiano. 1932”.
«Verrò a Firenze per rompervi la testa »
di Enrico Falqui
da “La Fiera Letteraria”, numero 8, giovedì 23 febbraio 1967
Prima della riscoperta del manoscritto Il più Lungo Giorno, presentato al mondo nel 1973, così Falqui sottolineava l'assoluta importanza della perdita da parte di Soffici. (p.p.)
A proposito di Dino Campana e dei suoi Canti orfici vogliamo oggi ren der pubblica, e così sottoporre all’altrui riflessione, una circo stanza che ci sorprende non sia stata ancora avanzata, con la dovuta sottolineatura, da parte di altri, pur essendo numerosissimi coloro che si sono, anche molto sottilmente, occupati dell’opera. L’osservazione riguarda l’integrità del testo dei Canti orfici, quale fu stampato, in Marradi, dal Ravagli nel 1914. Testo che, dopo l’edizione curatane dal Binazzi, per Vallecchi, nel 1928, noi potemmo migliorare nelle successive ristampe vallecchiane del ’41, del ’52 e del ’60, sempre prendendo e tenendo a campione quello della prima edizione, secondo il preciso desiderio dello stesso autore, tuttavia consapevoli, per sua stessa ripetuta confessione, delle inesattezze e delle incertezze cui non gli era stato disgraziatamente possibile sottrarre quelle pagine, scritte « in vari intervalli della sua vita errante » e lasciate « come a testimonio di sé medesimo ». Una testimonianza sulla fedeltà della quale il Campana interveniva di frequente, a voce e per iscritto, con giunte e varianti e correzioni nelle copie offerte agli amici o vendute a estranei: segno che non finiva di esserne insoddisfatto.
Alberto Tallone, lo Stampatore di Alpignano
DINO CAMPANA E I TALLONE
(con fermata a Empoli)
di Paolo Pianigiani
Articolo pubblicato su il Bullettino Storico Empolese anno 2018, dedicato a Giuliano Lastraioli
Premessa
Parlare di poesia con Giuliano non era facile. Quando, credendo di fargli piacere, gli parlai del suo primo e unico libro di poesie, i Canti nell’ombra, mi apostrofò: l'ho rifiutato! Son cose da ragazzi. A me interessa solo la storia, la storia degli uomini... Ma quando, recentemente, siamo andati a prendere la sua biblioteca privata, donata dalla famiglia, insieme agli altri libri, a tutti gli empolesi, ecco la gran sorpresa che non ti aspetti: nella libreria che Giuliano si teneva in casa, lontana dagli occhi di tutti, si è visto che la poesia era ben presente, letta e commentata. Tutta, dai lirici greci fino a Montale. Immancabili i Canti Orfici di Dino Campana. Ne parlammo una volta, lui assolutamente carducciano, io assolutamente, campaniano. Si finì con parlare della Sibilla, concordando che la sua figura di musa per il poeta di Marradi era di secondo piano e forse inesistente, essendo apparsa nella vita di Dino solo dopo la pubblicazione del suo unico libro. Ho approfondito, quel poco, un aspetto della biografia di Dino Campana. Pensando che Giuliano lo avrebbe letto con piacere, con quella benevolenza che non mancava mai. Incidentalmente si citerà anche la nostra Empoli, cosa che gli avrebbe fatto subito alzare in aria il sigaro. Si fermi, qui si deve approfondire! Lui era così, il mondo girava intorno a Empoli. Si ricordi, meglio primo a Empoli che quarantesimo a Firenze!
Maurizio Pallante
I Canti Orfici di Enrico Tallone
di Maurizio Pallante
Ringrazio Maurizio Pallante di avermi autorizzato a pubblicare questo suo articolo, che ricorda in diretta la pubblicazione dei Canti Orfici da parte di Enrico Tallone.
L'Ortica, n. 77 di Gennaio-Marzo 2000
Recentemente Enrico ha ristampato a mano il Libro, carattere per carattere, parola per parola. (paolo pianigiani)
Dopo aver inutilmente tentato di inserirsi nel gruppo di letterati che si radunava presso il caffè delle Giubbe Rosse a Firenze - Soffici, a cui aveva dato in lettura la sua raccolta di poesie Il più lungo giorno non solo non la lesse e non lo aiutò a trovare un editore, ma smarrì il dattiloscritto - Dino Campana nel 1914 si risolse a pubblicare a sue spese presso uno stampatore di Marradi la nuova stesura delle sue poesie, a cui diede il titolo di Canti Orfici.
Mario Russo: "Ombrello"
Ricordo di Dino Campana
di Pietro Cimatti
da La Fiera Letteraria - XII - n. 11-17 Marzo1957
Marzo 1932 - marzo 1957: nozze d'argento di Dino Campana con la morte. E nessuna storia lo può ancora (o lo vuole) far capitolo, nessuna storia ancora intende fissarne l'ala che volò in quella mummificante collezione entomologica (farfalle d'oro infilzate allo stilo aguzzo del tempo) che è la storia dei poeti e della poesia.
Si continua a far della cronaca nera: l'occasione Dino Campana non può essere lasciata cadere: troppo poco avventurosa la storia dell'arte nostrana perchè possa permettersi questo lusso: in lui avviene il segreto recupero di secoli di poesia popolati di poeti cortigiani e professori di belle maniere, secoli di penne d'oro e di pergamene preziose, secoli di uomini che fuggivano solo con l'epistolario e qualche passione di donna, di poeti che se ne stavano al caldo.
SPECCHI, CERCHI E FRATTALI
APPUNTI PER UN’ANALISI STRUTTURALE DEI CANTI ORFICI
di
Leonardo Chiari
da:
Il Nuovo Nautilus
Studi e Ricerche del Liceo Torricelli-Ballardini-Faenza
2019
La forma-sonata, la più importante forma della musica strumentale occidentale, è una forma bitematica e tripartita. Il bitematismo indica appunto l’articolazione in due temi musicali, solitamente potente e incisivo il primo, più lirico e intimistico il secondo, temi che i romantici amavano chiamare rispettivamente “maschile” e “femminile”. La tripartizione indica invece l’organizzazione strutturale in tre momenti: esposizione-sviluppo-ripresa (schema A-B-A’). Semplificando, l’esposizione propone i due temi, maschile e femminile, lo sviluppo li articola portandoli a nuove conseguenze (ritmiche, melodiche, armoniche etc.), e la ripresa li ripropone dall’esposizione, modificati, però, dal drastico passaggio attraverso lo sviluppo.
Marcello Verdenelli Giampaolo Vincenzi
«LA SUA CRITICA MI HA RIDATO IL SENSO DELLA REALTÀ»
Bibliografia campaniana ragionata dal 1912
Edilazio 2011
Prefazione Gabriel Cacho Millet
Ha scritto Jorge Luis Borges: l’essenza di un poeta non risiede nelle sue idee, né nelle sue metafore o nei suoi concetti: tutto ciò è secondario, quasi inconsistente. L’importante è la voce del poeta, il respiro dei suoi versi, e, nel nostro caso, la voce di quel Dino Campana morto, quasi dimenticato non lontano da Firenze in manicomio, a 47 anni. La sua voce, racchiusa in un solo libro dove «canta – scrisse Montale nel 1928 – una vena di poesia, talora torbida e incoerente, ma profonda e tale da assicurare un posto assai alto al povero Campana» nel paradiso della lirica contemporanea.
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