I raffronti inequivocaboli fra Filippo Tramonti e Dino Campana, montati magistralmente dal mio amico Giancarlo Calciolari sul sito Transfinito.eu
Il labirinto mediterraneo negli Orfici
di Maura del Serra
Da "Resine", n. 57-58, luglio 1994
Le rivisitazioni ormai cicliche dei Canti Orfici, dettate ogni volta da un senso che vorrei dire di occasione necessitante, non devono e non possono dimenticare che questo libro è in ogni senso figlio di quei “primi dieci anni del secolo ventesimo” a cui Rebora dedicava i Frammenti Lirici, l'altra memorabile raccolta poetica "sperimentale" del protonovecento: e noi, entrati negli ultimi dieci anni di quello stesso secolo e millennio, non sappiamo ancora, in verità, se abbiamo avuto od avremo un libro di poesia analogo, da levare in parallelo o a contrasto attivo (immaginativamente e spiritualmente attivo) come un pollice catalizzante, rispetto a quell'indice teso con tanta giovanile febbre verso l'oltre, quell'indice che fu la vita-opera di Campana nei suoi fatidici 33 anni di presenza agonica sulla scena del suo tempo. E sappiamo in pectore che, se avremo un tale libro - se aposteriori ci apparirà esistente in questi nostri anni di riluttanti bilanci - sarà in virtù di un soprassalto, di uno scarto accensivo, di uno scatto del montaliano “anello che non tiene” nella complice catena di quel liscio e asettico minimalismo etico che avvolge la nostra epoca post-industriale, post-ideologica, post-umanistica (non vogliamo dire, cedendo alle tentazioni di un millenarismo dimissionario, post-umana, anche se l'occhio ci corre alle prospettive affascinanti e/o terrorizzanti offerte dall'immaginazione computerizzata, dalla cosidetta “realtà virtuale”). Certo il nostro, quello europeo, almeno - è un umanesimo sfiduciato, come ha detto il filosofo spagnolo Fernando Savater, nella capacità di “desiderare bene” cioè in quella facoltà illuminatamente eversiva che comprende tanto le radici dell'utopia quanto quelle del mito e dei grandi progetti individuali e sociali, e che permette all'uomo - in particolare all'artista - di farsi parte attiva, ponte e testimone (mártyr) di quel nuovo mondo nel mondo che ognuno porta con sé come cosciente o smarrito “messaggio dell'imperatore”.
www.campanadino.it
Un portale per Dino Campana
di Paolo Pianigiani
Vinci, in una chiassetto in discesa, anno 2005
Condividere e diffondere: questo è il programma e gli scopi che si sono dati gli autori del nuovo portale dedicato al Poeta di Marradi. Si tratta di un grande archivio virtuale, in continuo arricchimento, dove è possibile trovare e scaricare moltissimi testi, rari e introvabili, messi a disposizione dalla redazione, sparsa in tutto il mondo e coordinata da un direttore di eccezione, che risponde al nome di Anselmo Geribò. Chi è addentro alle cose campaniane, conosce certamente questo personaggio, chi non lo è, imparerà presto ad apprezzarlo. Oppure no, lo troverà antipatico e intrattabile. Dino Campana è uno dei nostri grandi poeti. Grande, insieme a Ungaretti e Montale per esempio.
Il Vademecum, in continuo aggiornamento...
a cura di Paolo Pianigiani e degli amici campaniani che vorranno collaborare con suggerimenti e integrazioni
Dino Campana
La Verna
con quattro lettere di Sibilla Aleramo
a cura di Giuseppe Sandrini
Fotografie di Aldo Ottaviani
alba pratalia 2009
Verona
20 agosto 1998, Gabriel Cacho Millet presenta Dolce Illusorio Sud a Marradi
In ricordo di Gabriel Cacho Millet,
un “campaniano de corazόn”
di Mirna Gentilini
“Come un garofano privo di radice che il “mal vento” porta dove vuole, tale era Dino Campana”. Così scriveva in un articolo del 1977 Gabriel Cacho Milett, profondo conoscitore di Dino Campana e della sua poesia.
Ora quel “mal vento” è arrivato anche per lui che se ne è andato per sempre in questo fine anno 2016.
Tutti coloro che amano Campana sanno che non si può parlare di Dino senza fare riferimento a Gabriel e viceversa, perché il poeta di Marradi, che il caso ha posto sul suo cammino, ne ha segnato l’attività di ricercatore e studioso illustre e accreditato, autore di ben otto libri oltre a vari saggi e ad un testo teatrale “Quasi un uomo” che a buon diritto lo accreditano come “biografo” di Campana.
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