Conversazione con il maestro del coro David Stivender
di Bruce Duffie
Intervista originale dal sito di Bruce Duffie
(traduzione di Andreina Mancini)
Questa intervista è apparsa la prima volta nel numero di settembre 1990 di
The Opera Journal, pubblicazione trimestrale della National Opera Association.
Nota della redazione:
Gabriel Cacho Millet, quando mi parlava di Emanuele Carnevali, mi raccontava sempre dell suo incontro con David Stivender, il Maestro del Coro del Teatro di NY. E' grazie a Stivender che si sono salvati tanti scritti di Carnevali. Fu lui a venire in Italia e a incontrare Maria Pia Carnevali, sorella di Emanuele. Da questo incontro nacque "Il Primo Dio", la prima edizione delle opere del poeta italiano che scriveva in inglese. Ho voluto dedicare un omaggio a David Stivender, e grazie a Bruce Duffie, che mi ha permesso di tradurre la sua bella intervista del 1989, possiamo conoscere meglio questo grande innamorato di bellezza. (p.p.)
Mentre le opere liriche di solito esaltano la morte, nella vita reale cerchiamo di non farlo troppo spesso. L'ultima volta in queste pagine [giugno 1990], abbiamo reso omaggio a una carriera interrotta [il compositore Lee Goldstein]. In questo numero diciamo "grazie" a un uomo che ha trascorso più di trent'anni alzando il livello del canto corale nell'opera, e che è morto ancora in attività lo scorso febbraio.
Giuseppe De Robertis: Sulla poesia di Campana
Pubblicato sulla Rivista Poesia, Annata III, Fascicolo 6, marzo 1947
Giuseppe De Robertis su "LA VOCE", nella rubrica "Consigli del libraio", in un primo momento scrisse dei "CANTI ORFICI" così e non più che così: "notevole, ne riparleremo". In un secondo tempo, e cioè il 30 Dicembre 1914, apparve, sempre su "LA VOCE" un articolo di Giuseppe De Robertis. Tornò egli a parlare di Campana nel 1930 e infine, con un saggio critico "Sulla Poesia di Campana", nel 1947. Considero, quest'ultimo studio, il migliore di quanti sono stati fino ad oggi scritti su la poesia di Campana.
da Don Lorenzo Righi, Dino Campana poeta della notte,
Collana "Gli Inediti" N. 6, Tipografia Sbolci, Fiesole,1971
Il primo incontro con Campana è felice e inquietante. Annota e finisce impressioni liete, dora la pagina d’un’arte lieve; e insieme soffre d’una incapacità a esprimersi, e tutto si agita e smania. Dosa le parole e le adorna come un classico; e s’affanna poi di non poter toccare il segno. Quelle impressioni, tu le collochi bene nel tempo, in quell’aria brillante che impregnò di sé l’estro dei frammentisti e liricisti (« La pioggia leggera d’estate batteva come un ricco accordo sulle foglie di noce » C. 61 [Canti orfici, III ediz.], « la costa è un quadretto d’oro nello squittire dei falchi » C. 62, « II fiume si snoda per la valle: rotto e muggente a tratti canta e riposa in larghi specchi d’azzurro » C. 65 », La sera scende dalla cresta alpina e si accoglie nel seno verde degli abeti » C. 52: già con una lineatura, una flessione limpida; e aveva cominciato dalle simmetrie più elementari: « fuori gli orti verdissimi tra i muri rosseggianti » C. 14); e subito appresso esse denunziano una febbre che è di Campana soltanto, a cui Campana deve le riuscite migliori, le quali soverchiano, appunto, quelle degli impressionisti e dei liricisti in blocco.
L'altra metà della luna: Evaristo Boncinelli
Da: Carlo Pariani, Vita non romanzata di Dino Campana scrittore
e di
Evaristo Boncinelli scultore, Vallecchi, Firenze, 1938
Accanto alla biografia dello scrittore Dino Campana si addice, per simile ingegno e destino, quella di Evaristo Boncinelli scultore, sebbene molto differiscano il carattere e le abitudini.
DINO CAMPANA IN SCENA
A MARRADI !
Dialogo fra il poeta ed una modella dipinta da Rembrandt
Un poeta certo sempre più amato, Dino Campana, ma molti articoli rinnovano l’abusato ritornello sulla sua tormentata storia d’amore con Sibilla Aleramo o sulla sua pazzia: insomma l’attenzione è sempre spostata sulle sue vicende biografiche. E quando si entra nel vivo della sua poesia ci si concentra soltanto su quel sublime ed unico libro pubblicato: i Canti Orfici.
Più raramente si parla delle 43 composizioni del Quaderno e degli altri Inediti, pubblicati dal Falqui nel 1942.
Silvano Salvadori, membro del Consiglio del "Centro Studi Campaniani di Marradi", ha predisposto per questo 90° genetliaco del poeta che, come ogni anno, si celebra a Marradi il 20 Agosto, un adattamento teatrale di uno scritto dialogato dal titolo Il cappello alla Rembrandt che fu pubblicato tra gli Inediti.
Dal «GIORNALE DEL MATTINO» (Bologna), 25 dicembre 1914
«E’ una vera rivelazione: Soffici pensa che sia l’unico volume di poesia uscito in quesť anno. Leggilo». In questi termini l’amico Ferrante Gonnelli il libraio fiorentino, che ricorda nell’aspetto, nell’intelligenza e perfino nel nome, che sembra colto a una novella del Lasca, i suoi confratelli del quattro e del cinquecento, mi scriveva giorni sono mandandomi un povero libercolo giallo non di sua edizione, ma stampato da una tipografia di provincia. Dino Campana? Sì, mi ricordavo di aver letto qualche cosa di molto interessante in uno dei più recenti numeri di Lacerba. Nient’altro.
L‘ invito però di un uomo di buon gusto come il Gonnelli, suffragato dall’opinione ď un grande artista, non meno che il ricordo dell‘ impressione personale, mi invogliarono subito alla lettura.
Giovanni Boine: Canti Orfici
Giovanni Boine
Prima pubblicazione Agosto 1915, su "La Riviera Ligure". Rubrica "Plausi e botte"
Copertina su carta giallo droghiere. Sul retro fra parentesi proprio in mezzo è stampato Die Tragödie des letzten Germanen in Italien (ci hanno da ultimo incollata su una strisciolina rossa come una pudica camicia, ma l'ho, da buon Gobinista, che diamine! grattata via con cura). Il ringraziamento prefazionale ai signori sottoscrittori è messo in ultimo al posto dell'indice, il quale come inutile non è stato fatto; e lì è pur ricordato «il coscienzioso, coraggioso e paziente stampatore sig. Bruno Ravagli» cui dunque nemmeno noi lesineremo le nostre cattedratiche lodi, sebbene parecchie lettere nel testo sian capovolte ed a pag.151 la riga che nientemeno dice «diosa virginea testa reclina d'ancella mossa» sia, com'è confessato, «andata all'aria» La carta a piacer suo muta di qualità tre volte in centosettanta pagine, brache, giacca e gilet di tre diversi vestiti. Inoltre è utile aggiungere che il libro è finito con queste sacramentali parole messe fuori testo a mo' d'epitaffio o di chiusa: They were all torn and cover'd with the boy's blood: cosicché BLOOD rosso e pauroso come una stilla od una ditata, sta lì (traccia d'assassinio o di liturgico sacrifizio?) come il tragico sigillo dell'opera.
La traduzione in inglese di Luigi Bonaffini
Ringrazio il mio amico Luigi Bonaffini che mi ha fatto un gran regalo...
E' possibile scaricare il suo libro cliccando sulla copertina qui sopra...
paolo pianigiani
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