GIOVANNI BOINE
di Francesco Bernardelli
da: La Stampa - Mercoledì 7 Dicembre 1938
Di quel singolare periodo della coltura italiana, tra il 1907 e il '14, che va dal Rinnovamento alla Voce e a Lacerba, coltura-eticità, coltura-misticismo, coltura-poesia, Giovanni Boine fu uno degli spiriti rappresentativi. Temperamento tormentato, risentitissimo, credeva all'arte, alla creazione artistica come a creazione di individualità; «io creo me stesso esprimendomi, mi faccio, mi dico, via via mi formo». Di questo crearsi esprimendosi, di questo formarsi via via, è testimonianza ancor viva e fremente il suo stile, spesso torbido, greve, tutto incastri, parentesi, densità fitte di immagini e di ritmo.
La Villa di Castelpulci nel Medioevo
di Leonardo Colicigno Tarquini
dal sito: Isolotto Legnaia Firenze
Il "primo atto", tra storia e leggenda, della plurisecolare storia di uno dei più importanti beni monumentali di Scandicci: dagli affreschi di Grifo di Tancredi nella Cappella di San Jacopo all'impresa di Colombo.
Risposta ai futuristi
di Ardengo Soffici
da:
La Voce , 19 Maggio 1910
(Direttore Prezzolini)
Due o tre giorni fa, ricevetti da Milano questo telegramma :
Ardengo Soffici, Firenze. Malgrado note ostilità vostri amici Voce contro futurismo noi conoscendo vostra coraggiosa campagna per grande Medardo Rosso e per risveglio arte italiana avendo letto vostro interessantissimo articolo impressionismo sentiamo bisogno esprimervi nostra fraterna ammirazione. Pittori futuristi: Boccioni, Ruspolo, Carrà: e poeli Marinetti, Paolo Buzzi.
Meriano, Binazzi e Nascimbeni (?) a Bologna, ai tempi della "Brigata"
1916-17
Francesco Meriano
Arte e Vita
a cura di Gloria Menghetti, Carlo Ernesto Meriano e Vanni Scheiwiller
Quaderni della Fondazione Primo Conti - Libri Scheiwiller
Milano 1982
INTRODUZIONE
di Giorgio Luti
Il mio incontro con Francesco Meriano — o meglio con la memoria dello scrittore e il gusto liberty e démodé degli Epicedi — risale agli anni lontani della giovinezza. Correva il 1945, se ben ricordo. Per noi che uscivamo appena dai giorni della guerra, si aprivano le aule dimesse dell'Università fiorentina nell'antica Piazza San Marco. Pochi, pochissimi allievi ai seminari di letteratura italiana di Giuseppe De Robertis; ma ciascuno portava con sé un suo piccolo mondo letterario da verificare e confrontare con gli altri, nella prospettiva diversa che l'Europa libera e l'Italia finalmente restituita alla vita democratica sembravano consentire alle nostre confuse aspirazioni.
UN RICORDO A GIOVANNI BOINE
di Francesco Meriano
da Arte e vita
Quaderni della Fondazione Primo Conti -
Libri Scheiwiller, Milano 1982
Parlare di Giovanni Boine significa dimenticare assolutamente che egli è morto nel maggio scorso, trentenne, che aveva scritto ed avrebbe scritto. Quel qualcosa che di lui è vivo, sarà vivo tra dieci anni come adesso. Non era uno scrittore: lo stile ha un tono paesano che non riesce ad essere spontaneo, nemmeno nelle bestemmie: è uno degli artifizi con cui questi condannati alla solitudine cercano di rompere il proprio gelo e riaccostarsi agli uomini. Tentativi infelici: perché, come non era nell'arte, Boine non era nella vita e nell'umanità: il fascino dei rischi metafisici lo incantava.
Evaristo Boncinelli
Ardengo Soffici: Evaristo Boncinelli
da: Trenta artisti moderni italiani e stranieri, Vallecchi, Firenze, 1950
Prima pubblicazione: 1927, su rivista
II ciarlatanismo e la mediocrità trionfano ancora fra noi; le vecchie mummie sono più in onore che mai; l'indifferenza, e magari l'ostilità, delle autorità ufficiali per quanto concerne le genuine espressioni del genio creativo del nostro paese è sempre la stessa : e chi ha fatto o stia facendo qualcosa di veramente bello, buono e grande può esser per ora almeno, sicuro di passar misconosciuto accanto ai soliti cialtroni in auge, e di crepar in miseria, a un bisogno, ove la fortuna non lo soccorra, o non trovi fuori di qui chi sia capace di apprezzarlo e di aiutarlo. Tutto è da fare in questo campo.
Nessuno, credo, si piglia più la briga di andarsi a leggere le cento pagine di poesia di Papini, uscite per Vallecchi nello stesso anno dei Canti Orfici. Ben retribuite con i diritti d'autore quelle di Papini, stampate a cura e spese dell'autore e dei marradesi le altre. Non ci sarei andato nemmeno io, per non perderci il tempo. Ma la stroncatura di Dino, che campeggia nella lettera inviata a Bino Binazzi e pubblicata su La Brigata, richiedeva quel poco di controllo. Ho cercato i rospi e i serponi, tralasciando le maestrine con le ascelle sudaticce. Ed ecco il rospo, custode d'orti, e il frustone, steso al sole, innocuo e fratello.
Dino dipinge sempre dal vivo, e lo fa anche quando stronca.
(paolo pianigiani)
Precauzione
Vogliono che sia soltanto poeta. E allora ecco un po' di poesia.
Se sbagliarono non raglierò contro di loro. Ho in corpo, dopo tre mesi di purgazione, tutto l'evangelismo della lattuga.
Se mi scavo la buca, in queste e simili credenze e fiducie — di aver sensibilità, ad esempio — non chiedo nessun rinvio di giudizio e guardo da molto lontano ogni eventuale avvocato.