Virginia e il figlio Rori nel 1918

 

 

VIRGINIA TANGO PIATTI “AGAR”

 

DAL DIRIO DI UN'INFERMIERA: PUBBLICAZIONE INTEGRALE DEL LIBRO

 

di Gigliola Tallone

 

 

Zia Virginia ed io non ancora adolescente, ad Alpignano: piccolina, agghindata come solo le parigine sanno fare a una certa età. Sedute al tavolone di pietra sotto la pergola d’uva, ascoltavo le sue storie di bambini coraggiosi, raccontate con la bella voce chiara mentre i suoi occhi penetranti mi osservavano, come volesse indicarmi la via.

A quel ricordo devo la passione con cui l’ho riportata tra noi, impedendo che l’oscurantismo della censura la relegasse per sempre nel limbo.

LA PASSIONE PER LA PACE

3.3.1912 Cartolina postale di Anna Kuliscioff Milano, Galleria Portici a Signora Virginia Piatti Tango, Arco Trentino Austria


Milano

Egregia Signora, l’on. Turati, ringraziandola delle gentili parole da lei direttogli, mi trasmette una sua poesia, perché forse potrebbe andare per il giornaletto, diretto dalle donne, La Difesa Delle Lavoratrici. Le mando l’ultimo numero del giornale e vedrà che le donne nostre sono abbastanza coraggiose nell’insorgere contro la guerra...”

Conclude dicendo:

"Sono un’amica di lunga data della Paola Lombroso, avendola conosciuta da ragazzetta, e spero la comune amica ci sarà da intermediaria per la sua collaborazione al nostro giornaletto”.1)

 

L’allusione a insorgere contro la guerra nella cartolina della Kuliscioff si riferisce evidentemente all’occupazione della Libia e alla campagna militare dell’Egeo, e rivela la precoce vocazione alla pace di Virginia - probabilmente l’argomento nella lettera a Turati, con la intuibile richiesta di sollecitare di più le donne alla difesa della pace - lettera purtroppo non rintracciata.

Lunga e saldissima sarà l’amicizia di Virginia con Paola Lombroso Carrara e Gina Lombroso Ferrero, con la quale condivide dal 1913 anche l’attività di socia del Lyceum di Firenze, e una proficua collaborazione con entrambe le sorelle per molti anni a venire. Agar inoltre era amica di Rosa Genoni, nota stilista che ha influenzato la moda in Italia e all’estero, collaboratrice della Difesa delle Lavoratrici e docente alla scuola professionale femminile della Società Umanitaria.

Questo ambiente milanese, della Difesa delle Lavoratrici e dell’Umanitaria, al risveglio delle coscienze all’alba del ‘900, dopo i sanguinosi fatti di Bava Beccaris, è stato il panorama culturale dell’amicizia con Rosa Genoni, Leda Rafanelli, Maria Gioia, Vanna Piccini, Gigina Conti in Sioli Legnani, che risultano amiche di Virginia anche in documenti posteriori.

Sicuramente è stato questo l’humus della passione politica di Virginia, ma passione intellettuale, individuale e aggiungo aristocratica nel miglior termine, senza alcun legame di militanza partitica e assumendo personalmente le conseguenze dei suoi atti. Lo scopo che si propone è quello di far conoscere attraverso i suoi articoli l’evoluzione dei movimenti pacifisti che si opponevano ai sempre più assordanti rumori di guerra.

Amica e corrispondente di Romain Rolland, Nobel per la letteratura il 1915, tra i pochi sostenitori della pace, come Tagore e Gandhi, e intima amica del lontano parente Roberto Bracco, anche lui sotto sorveglianza della Polizia Politica. Era privilegiata nei contatti con politici, essendo figlia di Vincenzo Tango (morto il 1902 a Roma), primo procuratore generale della Corte dei Conti del Regno unito, e autore di importanti testi giuridici.

In una lettera a Roberto Bracco del 25.9.1925 parla di Gaetano Salvemini. La lettera è stata smarrita, ma nel libro di Pasquale Jaccio si legge:

 

“sono presenti alcuni riferimenti alle vicende politiche, in particolare alla condanna di Gaetano Salvemini “suo quasi cugino”. Agar attribuisce ad una lettera di solidarietà nei suoi confronti un provvedimento comminatole dalla questura fascista di Firenze che le aveva negato il passaporto per un congresso all’estero...”.

 

Abbiamo traccia di una cartolina postale del 1938, segnalata nel suo corposo faldone (Il 5.12.1928, Tango Virginia in Piatti viene iscritta nel Casellario Politico Centrale), inviata al “noto oppositore senatore Benedetto Croce” da Parigi, in cui si firma con lo pseudonimo “Nellina”, particolare che lascia intendere che Croce avrebbe riconosciuta la sua vera identità.

Si potrebbe fare un lungo elenco, nominando le sue amicizie e frequentazioni, un lunghissimo elenco di persone sotto l’occhio vigile della polizia politica e, se nel faldone Virginia Tango Piatti “Agar” è definita “comunista”, nessuna militanza in partiti politici, pur dagli occhiuti indagatori, viene mai rilevata.

 

WILPF

Dal febbraio 1912 Virginia si trova ad Arco Trentino, per verificare la condizione degli italiani in Austria, argomento che ritroviamo nei suoi articoli nel “Buon Consigliere”, domenicale che offriva ampio spazio agli avvenimenti internazionali, col quale, a firma Agar, collaborava con diverse rubriche. Il settembre dello stesso anno pubblica una raccolta di poesie nella prestigiosa rivista La Riviera Ligure di Mario Novaro.

Precoce era anche l’amicizia con Rosa Genoni, di fede socialista e collaboratrice della rivista della Kuliscioff.

Rosa Genoni sarà la prima delegata italiana WILPF, “Women’s International League for Peace and Freedom”.

Il primo congresso fu all’Aja il 27-28 aprile del 1915. Oltre 1000 donne provenienti dai paesi in guerra, da stati neutrali e dagli Stati Uniti d’America, erano convenute per dire NO alla guerra in corso. Pur essendo un movimento apolitico, quelle coraggiose donne si proponevano “la ricerca di strumenti di mediazione immediata tra i paesi belligeranti e soprattutto di identificare le cause profonde della “guerra” per bandirla dalla storia dell’umanità”.2)

Nell’esaltazione guerresca generale, gonfiata dalla propaganda degli stati in conflitto, le uniche che sembrano conservare il giudizio lucido e pragmatico sono le donne della Lega WILPF. Nei rapporti dei loro Congressi individuano dettagliatamente le ragioni economiche e di potere quali reali motori della Guerra Mondiale, così come, subito dopo il tragico conflitto, indicano profeticamente le durissime ed umilianti condizioni imposte ai paesi sconfitti, in particolare alla Germania, come prodromi di altro sangue.

Agar è una osservatrice attenta dell’evolversi degli eventi internazionali e i suoi articoli alternano sarcasmo e duri moniti nei confronti dei Lacerbiani, che ritiene esaltati belligeranti e li richiama alla responsabilità nei confronti dei giovani; non risparmia D’Annunzio e le scrittrici che sbandierano ardori guerreschi, come la Vivanti.

Con il conflitto avviato, il tono diventa drammatico e nell’articolo “È la Guerra, signori” del 23.8.1914 riporta un elenco crudissimo “finché regge il cuore” dei titoli dei periodici grondanti di sangue, e chiude con l’esclamazione “sia maledetta la guerra”.

Ricorda che vi è ancora “chi ragiona, chi resiste, chi si prodiga per lenire i grandi mali”, parla della casa degli emigranti alla Umanitaria, di fondazione socialista, che gareggia e fraternizza, monda alfine di ogni odio di partito, con l’opera Pia Bonomelliana”. Associazioni che si prendono cura “della massa randagia degli emigranti costretti dagli stati belligeranti a rimpatriare”.

Agar è la sola voce pacifista, ed è ben conscia del rischio che incombe su di lei.

Non paga della sua opera di diffusione, con un bambino di appena un anno e i suoi impegni di giornalista, sacrificando il suo talento di poetessa e scrittrice di novelle e commedie, il 1915 decide di offrire la sua opera di ausiliaria alla Croce Rossa di Firenze.

 

DAL DIARIO DI UN’INFERMIERA - L’OSPEDALE DELLA CROCE ROSSA

 

Diario di una infermiera parte prima

Diario di una infermiera parte seconda

 

Nell’album “Croce Rossa italiana/Comitato Regionale di Firenze/Ospedale Territoriale no3”, sono riportate fotografie della struttura allora adibita a Ospedale della Croce Rossa di Firenze. L’edificio è stato identificato nell’attuale Scuola Statale Elementare “Cesare Battisti”, in via IX febbraio n. 9 a Firenze.

Questa provvida documentazione rende possibile inquadrare meglio l’ospedale dove Agar presta la sua opera di ausiliaria. Nel suo “Diario” descrive l’ospedale come “questa vecchia scuola trasformata in asilo per soldati”.

Da documenti di famiglia, due lettere e alcune dediche sul libro delle firme e delle dediche di Agar, posso rivelare anche il nome di un medico attivo in quell’ospedale il 1915, durante la presenza di Agar, poi suo grande amico, il dott. Guido del Lungo.

Avrà Agar conosciuta anche Beatrice Müller, infermiera volontaria della Croce Rossa nell’ospedale di Firenze, dove Osvaldo Licini era degente ed ebbe da Beatrice l’unico figlio Paolo?. Nel libro per ragioni di riservatezza Agar descrive altre infermiere coi loro caratteri ma senza farne i nomi.

Il 5.12.1928, Tango Virginia in Piatti viene iscritta nel Casellario Politico Centrale, una delle tre possidenti schedate tra le 517 sovversive toscane.

Nel suo fascicolo, del commissariato P.S. di Sanremo, leggiamo con i primi cenni biografici una vicenda che riguarda il 1915, quando prestava la sua opera alla Croce Rossa di Firenze.

“Nel 1915, però mentre prestava servizio nello Ospedale della Croce Rossa di Firenze in presenza di militari reduci del fronte ebbe ad esaltare la bandiera nazionale rumena e quella nazione aggiungendo che se l’Italia avesse eseguito i consigli dell’On. Giolitti si sarebbe trovata in migliori condizioni. Così dicendo si avvicinava ad una bandiera nazionale facendola cadere per terra. Verso le autorità serbò contegno indifferente”.

L’indomita Agar presterà servizio anche il 1917 in un non identificato “ospedaletto in zona di guerra”.

Dal contesto pare si tratti di inizio primavera, e lo descrive come un antico Municipio ridotto ad ospedale, cinto da portici cadenti. Al ritorno il convoglio si era fermato alla stazione di Bassano.

“Dal Diario di un’infermiera” è stato pubblicato in tre parti il 1917 in Rassegna Nazionale, dal titolo “Il primo taccuino”, poi verrà pubblicato in libro il 1919, per Officina Tipografica Cooperativa-Pistoia.
In questo seconda pubblicazione al Io taccuino viene aggiunto il IIo taccuino e, a conclusione, “Dai fogli sparsi del terzo taccuino”.

L’esemplare qui riprodotto era dedicato dall’autrice a Mario Novaro “Al poeta Mario Novaro devotamente Agar”. Questo suo lavoro ebbe all’epoca la recensione elogiativa in “La Lettura”, I libri del giorno, aprile 1919, firmato Vip (Valentino Piccoli).

Non rimane ora che offrire la lettura di questo documento storico della tragedia umana della Grande Guerra, vissuta in prima persona da Agar e dalla cui terribile esperienza trasse impulso -basti leggere la finale dichiarazione d’intenti- per aumentare i suoi sforzi al servizio della Pace: diventa delegata WILPF, fonda la sede fiorentina WILPF il 1920 nella sua casa di Via Fornace 9, partecipa al congresso di Washington il 1924, dove viene eletta membro della commissione per la stampa internazionale.

Nonostante il ritiro del passaporto al ritorno a Firenze, darà ampio spazio sulla stampa italiana e, il 1925, nella rivista Almanacco della donna italiana, pubblicherà un j’accuse alto e forte alla dittatura Fascista. Dovrà abbandonare la casa di Firenze e, clandestina senza passaporto, sarà al congresso di Dublino del 1926, che aveva per argomento la stampa.

La Lega WILPF, per statuto apolitica, temeva la situazione italiana...e termina così l’opera di Agar, l’ultima pacifista in tempo Fascista.
Continua però a pubblicare articoli dai rapporti della WILPF in La Vita Internazionale fino al 1929. 3)

 

PARIGI

Mai doma, il 1933 Agar espatria a Parigi col figlio Sanzio Piatti detto Rori -militante attivissimo in Giustizia e Libertà - e diventa recapito parigino di Carlo Rosselli e Angelo Tasca, nella casa di via Lhomond, 35. Seguita passo passo dalla polizia politica, riesce ugualmente a recarsi a Ginevra da Gina Lombroso Ferrero per curare i lavori inconclusi del figlio Leo, morto in un incidente stradale a Santa Fe in Argentina il 1933.

Continua a pubblicare le sue novelle in francese e collabora con riviste italiane, a volte bloccata dalla censura.

Studia cinema e come allieva per diventare écrivain de langue française ufficialmente:

 

“me ne dettero da farne uno. Lo trassi dalla mia novella Nazarena, premiata, e me la trovarono eccellente per questo penso di preparare uno scenario sul serio con opera del grande Bracco. E lo farò. Vi abbraccio teneramente Nellina. 4)

 

LA CHIUSURA DEL CERCHIO

Il 1939 torna in Italia, non avendo potuto, per un’operazione subita, essere presente alla morte della sorella Eleonora il 26 aprile 1938.

Il 4 febbraio1943 è l’unica superstite, insieme a un neonato, protetto dal corpo della madre, del bombardamento americano che ha distrutto un’ala della casa di Alpignano, seppellendo nel rifugio in cantina la nipote Milini con la figlia Allegra ed altri otto vicini di casa lì riparati. Pochi mesi dopo viene arrestata per aver distribuito a Torino opuscoli antifascisti.

Viene internata alle Mantellate di Firenze dal 24 maggio al 27 luglio, e ottiene di essere trasferita nei campi di concentrazione Svizzeri, unica non ebrea, il novembre del 1943 nel “Campo internati civili-Monte Generoso-Rovio”.

Trascorre mesi in condizioni durissime, finché viene garantita dall’amica Alice Descoudres, doctor honoris causae, che la ospita a Ginevra, dove riabbraccia ancora l’amico Romain Rolland. Libera ormai di viaggiare, a Cassino incontra l’affezionato nipote Mimmo Poggi, architetto che cura la ricostruzione di quel luogo massacrato dalla guerra. Si reca a trovare ad Alpignano i suoi amati nipoti, figli della sorella Eleonora, e visita a Napoli il carissimo amico e parente Roberto Bracco con la compagna Laura.

Dal 1950 si stabilisce a Lugano e continua la sua attività giornalistica. Ristampa il suo primo libro “Le reliquie di un ignoto” pubblicandolo a puntate sull’Illustrazione Ticinese, col titolo “La porta sbarrata”. Quel libro, scritto a 18 anni, che narra la rinuncia al successo di un giovane musicista di grande talento per aiutare i più sfortunati, è emblematico della sua stessa vita.

Avrà pensato Virginia alle rinunzie dei suoi talenti per l’enorme sacrifico dovuto alla sua missione per la Pace, rivelatasi un’utopia soffocata dagli orrori delle guerre?

La sua lunga e operosa vita si spegne a 89 anni nell’ospedale Italiano di Viganello (Lugano) l’1 luglio 1958.

 

Estratto dal libro “Gigliola Tallone, Virginia Tango Piatti. Una vita per la pace, Transfinito 2010”, cui si aggiungono qui aggiornamenti con recenti documenti e la prima pubblicazione per il web del libro “Dal diario di un’infermiera”. Volume dedicato a Mario Novaro. Conservato in Fondazione Novaro.

 


 

Note

 

1) Il 1916 pubblica in “La Difesa delle Lavoratrici”, con lo pseudonimo Agar, il racconto Rinascita e il 1918 la poesia Canto di madri, entrambi di argomento antimilitarista.

 

2) Dal Report del seminario WILPF Italia, 20 maggio 2015 Università Roma Tre e Casa Internazionale delle donne. Il coraggio delle donne per la Pace (dagli Anni Venti al Secondo Dopoguerra). Seminario a cui ho partecipato con una conferenza sul percorso di Virginia Tango Piatti Agar” nella Lega internazionale, che aprì e condusse la sede italiana WILPF a Firenze, nella sua casa di via Fornace 9 il 1920, e la partecipazione come delegata italiana al congresso di Washington del 1924, dove venne eletta membro della commissione della stampa internazionale. Un particolare ringraziamento va alla dott. Maria Grazia Suriano, autrice della tesi di dottorato che mi ha permesso di conoscere il movimento WILPF e ricostruire l’attività di Virginia Tango Piatti “Agar”.

Pasquale jaccio “L’intellettuale intransigente. Il Fascismo e Roberto Bracco, ed Guida 1992

 

3) RASSEGNA NAZIONALE ANNO XXXIX- SECONDA SERIE VOLUME VIII 1917 – MARZO -APRILE- DAL DIARIO DI UN’INFERMIERA - IL PRIMO TACCUINO
RASSEGNA NAZIONALE ANNO XXXIX-SECONDA SERIE.VOLUME VIII-1o GIUGNO 1917-DAL DIARIO DI UN’INFERMIEIRA - IL PRIMO TACCUINO (continuazione, vedi fasc 16 aprile p.315)

RASSEGNA NAZIONALE-ANNO XXXIX-SECONDA SERE-VOLUMEX-1o LUGLIO 1917 -DAL DIARIO DI UN’INFERMIERA - IL PRIMO TACCUINO (continuazione e fine, vedi fasc.1o giugno p. 220)

 

4) Il figlio Sanzio Piatti Pio Vincenzo “Rori” Piatti (Milano 17.7.1914-Roma 1.8.2005) Attivo in Giustizia e Libertà. Laurea alla Sorbona in ingegneria aeronautica e si arruola il 19.8.1936 nella Brigada Escadra “España”, combatte a Madrid, Baraja e Getafè, poi aeroporto di Albacete. Uscita dalla Spagna il 15.1.1937. Miriam Cendrars, affezionata ad Agar, e testimone diretta a Parigi, nella lunga corrispondenza tenuta con lei, descrive la casa di via Lhomond 35 dove fu ospite, e mi aggiorna con altri inediti particolari della amicizia di suo fratello Remy con Rori. Mi ha comunicato anche questa notizia inedita: Rori era addetto alla manutenzione e riparazione dei motori, in particolare di quello dell’aereo di André Malraux.

7.12.1938 cartolina postale proveniente dalla Francia a firma Nellina diretta da Paris 5, rue Lhomond 35 a Monsieur Roberto Bracco via Crispi 116 Napoli Italia Cfr. ACS, busta 5022, Tango Virginia in Piatti.