Henry Becque

 

Sonnets 

 

da:

 

Revue illustrée / F.-G. Dumas, directeur

Editore :  Ludovic Baschet (Paris)

Data di edizione :   12 - 01 - 1887 

 

Traduzione di Andreina Mancini

 

 

 

I

 

Non ho nulla che me la ricordi

non un ritratto, non dei capelli.

Non ho una lettera sua;
 
Entrambi ci odiavamo.
 
 
Io ero brutale e languido
 
Lei era ardente e crudele;
 
Amore di un uomo infelice
 
Per un'amante infedele.
 
 
Un giorno ci  siamo lasciati,
 
Dopo tanta felicità
 
Tanti baci e tante lacrime;
 
 
Come due nemici distrutti,
 
Che il loro odio non sorregge più,      
 
E che lasciano cadere le armi.
 
 
 
 
 
 
II
 
 
Mentre i forti e i saggi
 
Contano, trafficano, fanno i prezzi,
 
Accettano tutte le schiavitù, 
 
Accettano tutti i compromessi;
 
Altri, troppo stanchi per simili affanni,
 
 
E che rimarranno testimoni,
 
Contemplano la mischia umana,
 
Ridendo in un angolo.

 
A volte la tristezza li prende;  
 
Si fermano e ricordano
 
Grandi progetti svaniti;

 
Sono i creatori di volumi,
 
Sono leggeri come piume,
 
Sono profondi come pozzi.

 
 
III
 

Perduta in questa Parigi profana

Qual è il tuo paese e il tuo nome?

Sei tu casta come Diana,
 
Sei tu fiera come Giunone?
 
 
Io ti contemplo e ti ammiro!
 
Mi ricordo, quando ti vedo,
 
Delle divinità di un tempo,
 
Che portavano la lancia o la lira.
 
 
Viviamo in altri mondi.
 
O tempi antichi! Tempi favolosi!
 
L'Olimpo era vicino al Parnaso;
 
 
E le dee ascoltavano
 
I poeti che le cantavano
 
Con rispetto, amore e grazia.
 
 
 
IV
 
Ecco il mio nome e il mio indirizzo.
 
Scrivimi presto, scrivi domani,
 
Andiamo a fare due passi 
 
Con una punta di ebbrezza.
 
 
Se devi essere la mia amante,
 
Non prendere un'aria inumana,
 
E non respingere la mia mano
 
Sulle tue trine in difficoltà.
 
 
Visto che ci si ama per otto giorni,
 
Perché fare tante storie 
 
E mascherare quello che si vuol dire?
 
 
Vieni fra le mie braccia, essere affascinante,
 
Io ti desidero e ti desidero,
 
E ti desidero infinitamente.
 
 
 
V
 
Su questo bigliettino discreto
 
Che mi promette la vostra visita,
 
Un capriccio vi ha portata
 
A disegnare il vostro ritratto.
 
 
Così fa una padrona di casa gentile,
 
Annunciando compiacente
 
Il cibo squisito e delizioso
 
Che offrirà fra poco.
 
 
Si, siete proprio voi, è il vostro passo,
 
Il vostro incedere languido,
 
Il manicotto che porta le vostre braccia;
 
 
Ma la testa è ben diversa;
 
Con l'inchiostro non si può 
 
Fare una rosa somigliante.
 
 
 
 
 
 
VI
 
Siamo infelici!
 
Genitori, amici, amanti,
 
Sogniamo con loro 
 
eterne tenerezze!
 
 
Vogliamo fino in fondo
 
Conservare queste alleanze;
 
Perdoniamo loro tutto, 
 
Tante dimenticanze e tante offese.
 
 
Niente da fare. Un caso
 
Rovescia presto o tardi
 
I nostri amori più cari;
 
 
E i nostri cuori incompresi
 
Sfuggono dalle macerie
 
Dove nascono delle vipere.
 
 
 
VII
 
Il tempo e le sue lezioni amare
 
ci guariscono solo a metà;
 
Riconosciamo le nostre chimere,
 
senza poterne avere pietà.
 
 
Un'ora, dopo mali senza tregue,
 
Ci fermiamo sgomenti;
 
E poi riprendiamo i nostri sogni
 
Che la loro storia ha condannato.

 
Poeti, che destino è il nostro!
 
Corriamo da un errore all'altro,
 
Teste folli e cuori feriti;

 
In questo bisogno immenso di amare,
 
Una voce ci dice: ricomincia,
 
Quando l'altro ci dice: basta.