Da:
DINO CAMPANA, Lettere di un povero diavolo: Carteggio (1903-1931)
A cura di Gabriel Cacho Millet
Polistampa Editore, Firenze 2011
CAMPANA A NOVARO
Lastra a Signa, [Lastra a Signa, aprile 1916]
Egregio Novaro,
questa poesia mi sembra memorabile.1 È scritta molti anni fa da una donna di2 Firenze (morta).3 A parte qualche noiosità femminile di melopea e qualche scintillamento di braccialetto (all’odalisca) apre un po’ la gretta e taccagna arte italiana.4 La strofa liberata dalla multiforme5 catena, con due6 o tre assonanze elementari ritenta7 un più puro amore delle luci8 e delle forme.9
C’è in questa poesia una sensibilità neo-greca che è quella della vera poesia italiana moderna. Questo per dimostrare una volta di più che quei cretini dei futuristi e quei superidioti dei fiorentino-napoletani10 non hanno capito nulla dell’Italia.
Perché non la ristampa sulla Riviera in omaggio alla memoria11 di questa sconosciuta? (Morì a 30 anni). In seguito a quanto le scrissi (scrissi anche a Boine) le invio quanto segue.
La condizione della stampa è che non sia omesso: Poeta Germanicus
Dino Campana
Ritorna lontano. La tua giornata d’amore12
passò, la tua ora d’amore si spense Dianora
la soglia che un giorno secreta
al tuo spirito errante fu meta :
si chiuse; il tuo regno d’amore
finì. Chi mai in silenzio ora
accende la lampada ai vespri muti del poeta
sorride alle sue notti bianche
bacia le sue palpebre stanche
chi mai, Dianora?
Chi al suo sogno eterno sorrise con un’altra aurora
d’amore? e ti spense, vago astro sparito non anche,
o Dianora?13
Col fascino eterno ella avvince or l’uomo che sogna
le sue febbri eterne ella placa come a te, Dianora
Ella siede al suo focolare
e ascoltano il vento portare
dare i poggi un suono di sampogna
e guardano lontano se ancora
scintilli la luna falcata sul tremulo mare
E il cuore le splende nell’ombra
un’àncora di dubbi l’adombra
come a te, Dianora
Non sa che è qual fiato di vento su cetra sonora.
Amore, e le vie alla gloria non chiude né ingombra
o Dianora
Ritorna, ritorna lontano pel lungo cammino
ritrova i silenzi tuoi non i tuoi sogni Dianora
Avvìati per qualche deserto sentiero che ignori
per la landa tacita e brulla
dove l’ultima pace culla
chi pianse ed amò - Dianora
ripòsati a qualche cipresso, attèndivi l’ora
Che tutto ti sembri un immenso e inutile nulla,
o Dianora 14
- Lettera senza data né luogo di provenienza, ma scritta a Lastra a Signa, nell’aprile 1916, in due facciate su fogli di un’agenda dell’ACQUA DI NOCERA-UMBRA del 1906. AEF/R. Edita da Enrico Falqui, Inediti, cit., pp. 321-23; Per una cronistoria dei «Canti orfici», cit., pp. 104-107 (OC, pp. 229-33); «La Fiera letteraria», cit., p. 8; Novecento letterario italiano, cit., V, p. 132; ora in TLL, pp. 130-31; e in Souvenir d’un pendu, pp. 167-68.
1 Nell’autografo: dopo “memorabile”, “perché apre”, cassato.
2 Nell’autografo: “di” riscritto su “nota”.
3 Nell’autografo: “(morta)” scritta sopra le righe. Si tratta della poetessa Luisa Giaconi (1870-1908), autrice della poesia Dianora, trascritta con alcune varianti dal Campana e inviata senza titolo in questa lettera a Mario Novaro. La poesia fa parte della raccolta Tebaide, con prefazione di G. S. Gargano, Zanichelli, Bologna 1912, II Ed.
4 Nell’autografo: dopo “italiana”, lunga cancellatura.
5 Nell’autografo: “multiforme”, aggiunto sopra le righe.
6 Nell’autografo: dopo “due”, segue nel foglio dell’agenda: “14 Martedì S. Eusebio, Pr., M. / 15 Mercoledì Assunz. di Maria Verg.”.
7 Nell’autografo: dopo “ritenta”, due righe cancellate.
8 Nell’autografo: “dei colori”, cassato e sostituito con “delle luci”.
9 Nell’autografo: dopo “forme”, una parola cancellata.
10 Vociani e crociani. Nell’autografo: “— napolitani”, aggiunto sopra le righe.
11 Nell’autografo: “alla memoria”, aggiunto sopra le righe.
12 La poesia appare in un secondo foglio dell’ ACQUA DI NOCERA-UMBRA. Ritoma lontano. La tua giornata d’amore fu pubblicata ne «La Riviera Ligure», 54, 4a S., p. 530, con l’aggiunta tratta dalla lettera di Campana: “(Scritta molti anni fa da una donna di Firenze morta a 30 anni)”.
Per le varianti rispetto al testo originale di Dianora e le vicissitudini di trascrizione di Campana, vd. Enrico Falqui, Per una cronistoria dei «Canti orfici», cit., pp. 104-109 (ora in OC, pp. 229-33).
13 Punto interrogativo aggiunto da Campana sulle bozze.
14 Nell’autografo, dei nove versi che finiscono con la parola “Dianora”, due portano il punto interrogativo e sette non portano il punto fermo, che invece sono stati aggiunti nel testo pubblicato sulla rivista.