Dino Campana, nuove lettere inedite

 

di Elisa Tallone

 

dal Corriere della Sera, 21 giugno 2021

 

 

 

Il volume dei «Canti Orfici» appena stampato da Tallone Editore

è arricchito da alcuni testi recentemente ritrovati

 

Il saggio di Gigliola Tallone che chiude il volume dei Canti Orfici, nella preziosa veste di Tallone Editore, è la sintesi della sua ricerca pubblicata nel 2010,

Virginia Tango Piatti, Una vita per la pace, Transfinito ed. 2010

 

 
 

Il recentissimo ritrovamento di alcune lettere inedite di Dino Campana tracciano i febbrili movimenti del poeta-viaggiatore durante l’ultimo anno vissuto da uomo libero prima dell’arresto a Novara (11-13 settembre 1917) e del successivo internamento nel manicomio di Castel De’ Pulci, nel gennaio 1918, dove rimase sino alle morte avvenuta nel 1932.

Le lettere sono emerse recentemente dall’archivio dell’Editore Tallone. Eleonora Tango, la moglie del pittore Cesare Tallone, e sua sorella Virginia sono tra le poche persone che compresero il genio di Campana e lo accolsero, ricambiate dall’affetto e gratitudine del poeta, nei momenti più difficili della sua relazione con Sibilla Aleramo.
 
Follemente innamorato della scrittrice, assetato d’amore in una società a lui ostile, l’attaccamento a Sibilla diventa presto ossessivo.
 

Lei si allontana, ma non vuole lasciarlo solo nella sua esaltazione. Si rivolge a Eleonora e Virginia perché vigilino su di lui. Campana la cerca disperatamente e, tramite Eleonora, invia le sue lettere alla Aleramo:

 

«Perdonami, perdona Sibillina adorata, io non posso vivere senza di te. Non voglio che vederti e baciarti i piedini se vorrai. Mi alzo per scriverti, è ormai giorno, tutta la notte ho avuto un orribile male al cuore. Tu, la tua esistenza è tutto quello che mi resta nella vita. Non me la togliere […]».

 

Alla luce dei nuovi ritrovamenti epistolari, il saggio di Gigliola Tallone che chiude il volume dei Canti Orfici colloca con precisione gli avvenimenti di quell’anno cruciale:

 

«Sibilla è tentata di fargli visita. Il principio di marzo scrive a Teresa, figlia di Eleonora, da Firenze:

“[…] Io sono impegnata qui per le traduzioni ancora fin verso il 250, […] poi avrò una ventina di giorni in cui potrò muovermi […] Potresti aspettarmi tu a Milano? Poi forse t’accompagnerei ad Alpignano, e di là farei una corsa a Rubiana, dove il mio amico malato, dopo tanto silenzio, mi scrive di andare a vederlo; per Pasqua. Rispondimi, Teresa, e risolverò. C’è un’altra prospettiva. Rimandare il viaggio in Piemonte più tardi, maggio o giugno...”».

 

Ma l’incontro non avverrà e quando, la fine di aprile, Campana si reca a Firenze, lei si nasconde nonostante lui la cerchi disperatamente. La disperazione di Dino è in crescendo; il 14 agosto da Marradi spedisce una cartolina a Eleonora per chiederle notizie di Sibilla:

 

«Mancia competente, ricca elemosina, a chi, vistomi il più piccolo bimbo del mondo vorrà darmi notizie della mia mammina che mi ha insegnato l’amor, la divina Sibilla, morta o viva vergine o... Pietà di me signora. Non farò alcun male a Rina [Sibilla]».

 

In un’altra missiva, scrive lapidario:

 

«Dolce Signora, il mio motto? Per la vita o per la morte! Grazie delle sue care parole e Salve. Dino Campana».

 

Sempre il mese d’agosto, ancora da Marradi, scrive a Virginia chiedendo di aiutarlo contro le persecuzioni che gli hanno rovinato la salute:

 

«[…] Ancora non so perché ognuno creda suo diritto di insultarmi con una ostinazione degna invero di miglior causa. Perché devo essere una povera pelle su cui tutti hanno il diritto di battere? ...» (Archivio Tallone, Milano).

 

Una lettera ironica e tragica, «alla Campana», e allo stesso tempo inquietante perché precede, forse meno di un mese, l’arresto a Novara che avverrà l’11 settembre.

 

Eleonora crede ancora che Sibilla e Dino possano riconciliarsi. Dino confessa a Eleonora che lui

 

«non vuole nulla da Sibilla. Sa oramai considerarla come una cosa troppo bella. Dino accetta tutto da Sibilla. Ammette tutto e aspetta. Voglio che ci perdoniamo, così non può durare. Ho sofferto in modo inumano. Voglio vedere Sibilla».

 

Ma l’incontro tra Sibilla e Dino avvenuto in carcere il 13 settembre segnerà l’angoscioso distacco tra i due.

 

Un epilogo tragico che continua ad accrescere il mito di questo poeta titanico, così tratteggiato nella prefazione di Davide Rondoni:

 

«Troppo s’è scritto intorno al profilo psichico del poeta, ai suoi guai con la giustizia e la salute. La morte nel 1932 dopo lungo internamento in un manicomio a Castel De’ Pulci ha dato pace alla sua anima ma non al suo fantasma, braccato da segugi di varia risma ed eleganza. Ma come vale per ogni vita segnata da sofferenze di questo genere, anche per quella di Dino Campana occorre rispettare cose che rimangono misteriose.

E pensare di comprendere un poeta soffermandoci sulla sua biografia è errore tanto banale quanto ripetuto nelle scuole. Nessun poeta autentico scrive per esibizione della propria vicissitudine.

Semmai perché quella materia biografica, che al poeta stesso pare misteriosa e “ingestibile” (non occorre avere disturbi psichici evidenti per essere ognuno, a proprio modo, indecifrabile) venga illuminata, elevata ma non in senso moralistico o esemplare, bensì posta al livello in cui la parola possa captarne il segnale e condividerlo, essendo lei, la parola, il nostro radar per conoscere un poco il mondo, gli altri e noi stessi, il mistero che ci agita.

Cercò dunque questa captazione anche lui, inseguendo così, forse come tutti noi, una specie di riconoscimento».

 

 
Il libro del 1914 in una versione a tiratura limitata

  

Canti Orfici pubblicati da Tallone Editore riproducono l’edizione del 1914, con la correzione di alcuni refusi. Si tratta di un’edizione d’arte a tiratura limitata su carta di puro cotone (pp. 170, e 300) con tre lettere inedite di Dino Campana, la prefazione di Davide Rondoni e uno studio di Gigliola Tallone.

Dei 173 esemplari composti a mano in caratteri mobili, quelli numerati da 1 a 40 sono illustrati da 8 incisioni di Mimmo Paladino realizzate ad hoc; altri 33 sono stampati con carte speciali.

Molti dei principali editori hanno in catalogo i Canti Orfici: l’uscita più recente è di quest’anno (Newton Compton). Inoltre: Einaudi (2014), Garzanti (Canti Orfici e altre poesie, 2007), Bur (1989) e Tea (Opere. Canti Orfici. Versi e scritti sparsi pubblicati in vita. Inediti, 1989).