Profonda emozione
Sebastiano Vassalli
da: Tuttolibri, La Stampa, sabato 8 Luglio 1989
Gentile direttore, credo che in molti abbiamo provato una certa emozione, leggendo su «Tuttolibri» di sabato scorso quell'appello bizzarro, in realtà tragico: «Io domando la cittadinanza fiorentina ai soli che possono conferirla...». Il «giorno del giudizio» di Dino Campana fu forse nel giugno del 1915, quando lui potè vestire la divisa di soldato e sperare di andare al fronte come volontario. In quei giorni, Dino ancora credeva di poter recuperare qualcuna delle sue molte cittadinanze perdute; poi rinunciò, come ben si vede dalla lettera ad Orlandi.
Parallelo al sacrificio del «fanciullo», di cui si parla in epigrafe ai «Canti Orfici», si compì poi il sacrificio dei suoi manoscritti. Ci fu il manoscritto smarrito da Soffici, ci fu la «cassa da saponi» piena zeppa di carte che i famigliari usarono per accendere la stufa, ci furono, in anni più recenti, le lettere censurate, forse addirittura stracciate, perché ritenute compromettenti o troppo crude...
Ora lo sperpero è finito; ma stanno finendo, purtroppo, anche i manoscritti. Le lettere, le cartoline, i foglietti dei ristoranti, i frontespizi con dedica: davvero, e non solo nel nostro tempo, in ogni epoca! non sono molti i poeti come Campana, per cui ogni parola è un frammento minimo ma sempre folgorante di quell'opera complessiva che le carte e il tempo non riuscirono a racchiudere.
Perciò la mia speranza di lettore è che queste «lettere torinesi» trovino presto un editore attento e degno; e che si arrivi, possibilmente prima della fine del secolo, ad avere quell'archivio campaniano, e quell'edizione filologicamente attendibile di tutti gli scritti, maggiori e minimi, di Campana, che collocherà al loro giusto posto anche questi della «Gazzetta del Popolo».