Pagine Inedite di Dino Campana
di Franco Matacotta
da: Fiera letteraria, ANNO IV, numero 19 - maggio 1949, pag. 1)
Di questi inediti non è stato possibile individuare l’epoca di composizione. Per i Prospectus vale la data approssimativa della stesura dei Canti Orfici: mentre per la pagina senza titolo si può desumere dal testo scritta dopo l'estate del 1916.
Quanto al “Prospectus” parrebbe ch'esso costituisca l'attacco del noto pezzo “Toscanità” dedicato a Bino Binazzi.
DAVANTI alle cose troppo grandi sento l'inutilità della vita. Il mare ieri era discretamente bello. Sono andato di notte al mare. Avevo visto i monti pisani velati da cui sorge la luna di D'Annunzio (il macchinista senza fuoco e due areoplani che volavano sul treno. Perché leggemmo D'Annunzio prima di partire? Nessuno come lui sa invecchiare una donna o un paesaggio. Pallido, con una vita senza fuoco come col suo diritto il macchinista stinge il paesaggio e vìola il cielo che non conquista?...
Sciocchezze?... Quando sempre mai forse parole giravano nel soffitto del mio cervello. La città è una serie di cassoni balordi. Appiccicato alla spallina del paesaggio guardo il mare senza parole come io sono senza pensiero. La Gorgona è un dosso lontano sul mare abbandonata laggiù nei tramonti... Una volta in Sardegna entrai in una casa con fuori una vecchia lanterna di ferro che illuminava la parete di granito. Fuori la via metteva sulla costa pietrosa che scendeva dall'altipiano al mare. Questo ricordo che non ricorda nulla è così forte in me! La costa bianca di macigni aveva bevuto il tramonto cupo e rosso che chiudeva l'isola e ora colla lanterna rugginosa solo le stelle sull'altipiano brillavano a me e a Garcia. Io baciai la parete di granito senza pensare e non so ancora perchè. Ricordo che in quella casa stava la sarda moglie dell'alcoolizzato amico dell'amico del nostro amico. Bevemmo il moscato bianco salmastro di Sardegna ed è idiota come mi ricordo di tutto questo. La mia padrona è dell'Isola del Giglio dove io farei certamente bene ad andare ad abitare per un anno almeno... Dovremo ancora vedere le Alpi, Nietzsche scendeva scendeva di là al mare colla sua sfida. Là l'edelweis non è D'Annunziano e la Dora scende in tumulto e il più leggero dei baci crea ancora forse come quando dicevo
Come delle torri d'acciaio
Nel cuore bruno della sera
Il mio spirito ricrea
Per un bacio taciturno
Ah miseria di questi ritorni!
Prospectus
Decrepito cielo padre nobile di tutta la letteratura nazionale chi meglio di te ha espresso la grazia e il dolore di tutta la poesia italiana? Deserto monolite in polvere d'ametista stemperata nella serenità capricciosa senza rabesco e senza eco le bandiere sembrano come « un grand quotidien qui serait rouge et vert » come il tuo poeta Soffici.
Nei gridi rauchi degli automobili la polvere d'oro delle torri stempera i profili di velluto tra i cappelli di paglia nel teuf-teuf multicolore mentre cercando l'arabesco e la musica da pertutto cattolico cielo tra i cubi trovò sola figura di rabesco tra i violaciocchi l'architettura di una volta gialla sopra il velluto nero e le treccie di una trecciaiola che intreccia pagliuzze d'oro.
E’ il carillon d'una torre gotica. Anche Dante nel V canto ebbe questa fantasia cavalleresca che trionfa dell'inferno latino. Come sempre la poesia di Dante risulta dalla lotta tra il nordico e il latino...
* * *
Le enormi roccie... pacificatrici, dopo che l'ideale aveva fatto strazio, e sacre alle più pure commozioni della mia vita. Che appaiono di scorcio, come nel sogno.
* * *
Nel portamento della testa Carducci ha del germanico: la tes(t)a non inclinata da un lato di Madonna Laldomine che si fa alla finestra tutta vestita d'argento. E' vista per trasparenza: l'ultima ballata della poesia che fu. Tutto è preparazione pittorica. I fiori rosacei non rosa, i balconi gonfi e inginocchiati, la ruggine della ringhiera e la pietra dell'arenaria e il barocco della prosa di Augusto Conti che culmina nella figura trasparente di Madonna Laldomine tutta vestita d'argento, regina di carte da gioco. Già Leopardi vide «quelle dipinte mura e il sol che nasce da romita campagna... Quella loggia colà volta agli estremi raggi del dì...» Ma Carducci, rozzo toscano, non arriva alla purità della vita campestre e ai « figurati armenti sulla loggia colà volta agli estremi raggi del dì ». L'orientazione di Laldomine chi interessa? Nata morta... Troppo a lungo durò la commedia della poesia italiana. E' tempo che Madonna si affacci cogli occhi consunti a la ballata che fu e che non fu.
* * *
San Francesco, delicatezza di sbirro, la luna non si stacca dal monte, Italia Giolittiana, frasaismo borghese, imperialismo intellettuale, rospi, serponi e il domatore, ascelle di maestrine in sudore, zitelle mature coll'ombra distesa sul passo domenicale, Louis XIV (l'Italie c'est moi), sull'Arno secolare rigovernature delle lettere, industrie del cadavere, onestà borghese, tecnica cerebrale, manuale del pellirossa.
Vo alla latrina e vomito (verità).
Letteratura nazionale
Industria del cadavere.
Si Salvi Chi Può.
* * *
« Vigile dai tugurii risponde la forza dei cani » Splendida definizione della usuale poesia Carducciana.
Invio.
La tua criniera d'argento
Bianca cavalla d'amore
il tuo tosone dorato
Amore senza ritorno.
* * *
Ignoro la scena fanciulla
La terra felice
Sola:
Come una melodia blu
Su la riva dei colli ancora
tremava una viola.
Biologia.
Essendo una carogna in decomposizione abbraccio l' universo. Guardate il mio cromatismo, i miei verdi e violetti. Guardate al resto, il mio scheletro, ci sono dunque esisto.
P. S. A volte infilo una camicia rossa per spaventare i passeri.
Monsieur Pappin, per la mia ingenuità naturale volli fare lo sbirro ma poi vidi la filosofia.