VIRGINIA TANGO PIATTI (AGAR) 

 

di Gigliola Tallone

 

(18 nov 2024)

 

 

Per descrivere la complessità della operosa e ardimentosa vita di mia prozia Virginia Tango Piatti, nata a Firenze il 1869 e mancata a Viganello  (Lugano) il 1958, nota nel giornalismo con lo pseudonimo Agar, bisognerebbe parlare della sua precoce intelligenza: già ragazzina scrive commediole da rappresentare nel teatro di Alpignano, e scrive il primo romanzo a 18 anni “le reliquie di un ignoto”.

E bisognerebbe parlare delle sue doti di scultrice, allieva prima di Cencetti e Trabacchi a Roma poi del Bistolfi a Torino, e della sua abilità al pianoforte.

Studia metrica così come è appassionata studiosa della storia dell’arte, agevolata dalla vicinanza col cognato Cesare Tallone; fu pedagogista ante litteram, per l’aiuto alla prolifica sorella che mette al mondo 10 figli in dieci anni, che lei cura come una seconda madre, e pubblicherà un saggio “l’educazione della gioia”, prima a puntate sul Buon Consigliere il 1912, poi in libro.

Pubblica libri per ragazzi, novelle e commedie, fu redattrice e traduttrice, dal francese e polacco. Fonda la rivista culturale La piccola fonte, con prestigiosi nomi. I suoi articoli, poesie e novelle sono pubblicati in molti giornali e riviste.

 

WILPF, Washington 1924, Pax English edition, volume appartenuto a Virginia Tango Piatti

 

Diventa attiva nelle due istituzioni femminili più straordinarie e mai uguagliate, il 1913 come socia del Lyceum di Firenze e poi, come delegata WILPF, fonda la sede italiana nella sua casa di Firenze il 1920 e viene eletta membro della stampa internazionale al congresso del 1924 a Washington. Il 1915 è attiva nella Croce Rossa di Firenze e scrive la sua esperienza a fianco dei mutilati reduci di guerra nel “Diario di una infermiera, prima a puntate e poi in libro, dove denuncia gli orrori della guerra.

Una attività instancabile, pur nella difficile situazione di donna abbandonata dal marito e con due figli. La precoce avversione per le guerre, fin dalle vicende in Libia, la conduce alla missione per la pace che diffonde con articoli forti e accusatori alle soglie della prima guerra mondiale, e da questa sua scelta subirà privazioni e ritorsioni da parte della polizia politica, l’iscrizione al casellario politico centrale come sovversiva il 1928, e sarà, anche dopo la rocambolesca fuga a Parigi col figlio il 1933, seguita ogni suo passo fin dopo la seconda guerra, come testimonia il robusto faldone. Agar fu l’ultima delegata italiana del pacifismo internazionale in pieno fascismo. 

Per Virginia, la mia coraggiosa, generosa e modesta prozia (Bracco spesso le rimprovera la sua ingiustificata modestia), scelgo quindi di elencare alcuni dei suoi frequentatori, che non solo condividevano i suoi ideali di pace, ma nella maggioranza amici riconoscenti per la sua generosità d’animo e viva intelligenza. E molti altri nomi sarebbero ugualmente degni di comparire.

Romain Rolland scrittore e drammaturgo francese, che Agar frequentava di persona e per corrispondenza, “in perfetta amicizia” a cui dedica articoli, Tagore poeta indiano premio Nobel, col quale era in contatto, tra i pochi intellettuali maschi che appoggiarono il pacifismo internazionale come Rolland: le loro firme sono sul libro delle firme e dediche di Agar.

Roberto Bracco lontano parente e strettissimo amico, con cui ebbe lunghissima corrispondenza e collaborazione, che cercò di convincere a seguirla a Parigi. Gaetano Salvemini che Agar definisce “quasi cugino” in una lettera inviata a Bracco, dove attribuisce l’attenzione della polizia politica, che le ritira il passaporto, per una sua lettera di sostegno inviata a Salvemini, arrestato il 1925, poi amnistiato e cofondatore di Giustizia e libertà coi fratelli Rosselli.

Mario Novaro, fondatore della rivista La riviera Ligure, pubblica un suo racconto e una raccolta di poesie. Jane Addams, mecenate e organizzatrice del congresso a Washington 1924 dove Agar è eletta membro del comitato per la stampa internazionale.

Ebbe un legame speciale con Gina Lombroso Ferrero, collaborando per lungo tempo, in particolare raccogliendo biografie per la collana Vite vere ideata da Gina, e da lei riceve prezioso aiuto nel procurale contatti con riviste quando Virgo è colpita da censura; commenta i lavori di Guglielmo Ferrero in vari articoli, e prova speciale affetto per il figlio Leo Ferrero (di cui Agar cura gli scritti postumi).

È amica cara anche con la sorella di Gina, Paola Lombroso Carrara e pubblica i suoi libri per ragazzi nella collana Zia Mariù; Altra amica fu Silvia Bemporad, sulla cui rivista L’almanacco della donna italiana, Agar pubblica un j’accuse al fascismo con la relazione del congresso della lega femminile internazionale per la pace e la libertà (WILPF).

Amicizia e stima reciproca con Amelia Rosselli, socia come Gina Ferrero del Lyceum di Firenze insieme ad Agar, e del figlio Carlo Rosselli di cui Agar sarà recapito parigino, insieme ad Angelo Tasca, in via Lhomond dal 1933. Incaricata dall’amica Sibilla Aleramo, ospita Dino Campana nella sua casa di Firenze in via Fornace,9, dopo averlo fatto ospitare ad Almese nella tenuta Granvigna di Elisa Albano.

Speciale affetto ebbe per Mimmo Poggi, figlio della sorella Antonietta e futuro eccelso architetto che fu ospite di Virginia-Agar durante gli studi a Firenze, riconoscente a vita per l’influenza che ricevette dalla zia.

Ellen Key (nota pedagogista svedese) di cui Agar parla nei suoi articoli. Marco Bisi (adottato da Amelia Boccioni alla morte della madre), riconoscente per l’affetto, l’aiuto e i consigli artistici di Agar.

Mi piace menzionare Giovanni Costetti (poeta e pittore), Arrigo Levasti (filosofo) Fillide Levasti (pittrice), corrispondenti e frequentatori della casa di via Fornace 9 di Agar e, ancora, l’intima amicizia con Ada Negri, e l’ammirazione per il giovanissimo Guido Ludovico Luzzatto, letterato e critico d’arte che Agar presenta a Gina Ferrero perché le pare “giovane degno del figlio Leo”.

Come dimenticare Menotti Pampersi editore di Tarquinia che permise ad Agar di pubblicare i “Quaderni della pace” sulla sua rivista Penelope 1924-1925, compito che dimostra anche la eccellente capacità redazionale di Agar, dando una impronta moderna alla rivista, con illustratori noti, e la sua chiamata alle amiche scrittrici, molte di loro sue consocie del Lyceum.

Alice Decoudres, educatrice doctor honoris cause, che garantì per l’amica Agar, finalmente libera di lasciare i campi di concentrazione svizzeri, la sola non ebrea, ricoverata su sua richiesta dopo il suo arresto per propaganda antifascista e prigionia nelle Mantellate di Firenze nel 1943.

 

Gruppo Cendrars: da sin. Odilon Cendrars, Virginia, Felicie Cendrars, Rori, un amico, davanti: Remy Cendrars, 1928 - Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti Gabinetto Vieusseux di Firenze

 

Per ultima menziono Felicie Posnanska (Felà) moglie russa naturalizzata francese di Fredric Sauser conosciuto come Blaise Cendrars.  Agar presentò Felà a Raffaello Franchi, altro caro amico di Agar, per la sistemazione in italiano del racconto Perla, scelto per la collana Vite vere di Gina Ferrero alla quale collaborava, insieme allo scritto dell’amica Leda Rafanelli e quello della sua stessa vita.

 

Felá MIRIAM Cendrars, detta Perla

Felá MIRIAM Cendrars, detta Perla, Gabinetto Vieusseux di Firenze

 

Per chiudere una parola speciale per ricordare la figlia di Felá MIRIAM Cendrars, detta Perla. Ho tenuto con lei una lunga ed affettuosa corrispondenza, già novantenne ma lucidissima e commossa dall’idea di ricordare con me Agar e il figlio Rori, a lei riconoscente per l’influenza che ne ebbe ragazzina “privilege supreme elle m’a mis sur la voie des sentiments qui emainent d’elle, la beauté, la générosité, la paix, l’amour”