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- Pubblicato: 07 Luglio 2017
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Enrico Falqui
IL MANOSCRITTO RITROVATO
Ormai ci si era rassegnati a considerare chiusa per sempre, e nel peggiore dei modi, la storia del manoscritto originario dei Canti orfici. Triste e drammatica, se mai ve ne fu di somigliante presso di noi. All'ingrosso è più o meno risaputa da tutti coloro che s'interessano alle faccende della poesia; e da tutti è stata, fino ad oggi, compianta, tranne in fondo dai due ai quali è giocoforza attribuirne la responsabilità. Consegnato dal Campana a Papini e a Soffici affinché lo aiutassero a pubblicarlo, e da Papini a sua volta trasmesso a Soffici, nell'inverno del 1913, quel manoscritto fu perduto e quanto rovinoso sia stato per Campana lo smarrimento è documentato da lettere e testimonianze innumerevoli. Se volle, a sue spese, stampare i Canti orfici in una tipografia di Marradi nel 1914, dovette ricomporli e ricostruirli a memoria. Con quale sforzo e strazio si lascia immaginare.
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- Pubblicato: 07 Luglio 2017
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Luigi Schenoni, il geniale traduttore di Finnegans Wake di James Joyce, il più intraducibile dei libri, è scomparso recentemente.
Ho avuto la fortuna di averlo amico e, nel corso di uno degli ultimi incontri, mi donò una copia di una sua tesina di laurea, che risale alla fine degli anni 50, presentata alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere "Bocconi" di Milano. Era felice di rendere pubblico quel suo lontano lavoro di studente.
In pochi conoscevano Campana e lui era fra i pochi. Mi diceva sempre che Campana lo interessava perchè aveva fatto l'università a Bologna, era in qualche modo "bolognese" come lui. Non considerava Campana un grandissimo poeta, ma in quegli anni lontani anche un riconoscimento come il suo era un segnale importante.
La pubblico con molta emozione, in ricordo di Luigi Schenoni e del suo meraviglioso lavoro di traduttore. Grazie ancora Luigi!
Paolo Pianigiani
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- Pubblicato: 05 Luglio 2017
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RispettosisalutidevmoDino Campana(soffre)Marradi.
autore dei «Canti Orfici»morto pazzo
Leggi tutto: Antonio Castronuovo: Un'ignota cartolina di Dino Campana
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- Pubblicato: 02 Giugno 2017
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Andrea Zanzotto nella sera del Premio Campana
di Gabriel Cacho Millet
Era il 25 maggio 2002, a Bologna, quando Andrea Zanzotto ricevette con tutti gli onori il Premio Campana e disse nel suo intervento finale che il poeta dei Canti Orfici era «una figura difficilmente catalogabile». Nel dopocena si tornò a parlare dell'argomento. Rimasti in pochi (Niva Lorenzini, Marco A. Bazzocchi e qualche altro professore dell'Università), ci attardavamo a tavola. Zanzotto era visibilmente stanco, quando qualcuno disse che ero nato in Argentina.
«Allora lei è della terra di Borges?», mi chiese. «Era un grandissimo poeta», aggiunse e si mise a ricordare le poesie dell'argentino che più gli piacevano.
Certamente il Poema de los dones, certamente El poema Conjetural, ma la poesia più bella di tutte era, secondo lui, quella che Borges scrisse per evocare la figura di Spinosa, raccolta nel 1964 (El otro, el mismo), specie la prima quartina che ripetè in spagnolo, come assaporando parola per parola, a voce bassa:
Las traslùcidas manos del judio
Labran en la penumbra los cristales
Y la tarde que muere es miedo y trio.
(Las tardes a las tardes son iguales.)
Leggi tutto: Gabriel Cacho Millet: Andrea Zanzotto al premio Campana
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- Pubblicato: 02 Giugno 2017
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Al centro con cravatta rossa, Gabriel Cacho Millet con i suoi amici toscani: Silvano e Paolo.
In secondo piano Mauro Pagliai di Polistampa e Giuseppe Matulli.
Siamo alla presentazione del Carteggio di Dino Campana, al Vieussex, nel 2012
Un ricordo che non è un ricordo:
Gabriel Cacho Millet
di Paolo Pianigiani
Gabriel non è più con noi. Se n'è andato durante lo scorso Natale, ancora nel 2016. Stava lavorando a un libro su Carnevali e chissà a cos'altro. Non si fermava mai. Questo sito nacque 15 anni fa, dal nostro incontro. Lo avevo cercato, lui introvabile, attraverso amici comuni. Fu Franco Scalini, da Marradi, a mandarmi il suo telefono. Dopo quella telefonata per me Campana, smise di essere un mistero e diventò un poeta. Un poeta di cui raccontare la storia. Il sito di Campana nacque con la sua direzione, sempre vigile e attenta, anche se non dichiarata. Oggi che non c'è più, il sito continua la sua strada con minor vigore, ma con la consapevolezza che abbiamo un esempio da seguire. Quello di Gabriel. Che ci ha insegnato il suo metodo e il suo rigore. E la sua infinita umanità.
Ricordo Gabriel pubblicando questa intervista, curata da Irene Giuffrida, uscita su giornali siciliani in occasione della presentazione del suo libro, bellissimo, edito dall'amico Corrivetti. "Non si avrà ragione di me". In questa intervista, curata da Irene Giuffrida, Gabriel si racconta...
Intervista a Gabriel Cacho Millet
di Irene Giuffrida
E’ da poco uscito “Non si avrà ragione di me. Poeti del Novecento per Dino Campana”, un omaggio al tormentato artista dei Canti Orfici. L’autore Gabriel Cacho Millet, esponente di punta della letteratura sudamericana, e appassionato studioso dell’opera di Dino Campana ci racconta, in questa intervista, la sua ultima fatica letteraria e i suoi più recenti progetti per il futuro…
1) Lei è tra i più grandi ricercatori e studiosi dell’opera di Dino Campana.
Non esageriamo. Non voglio montarmi la testa. Dica che sono un buon studioso, un campaniano “de corazón”. Niente altro.
2) Com’ è avvenuto questo incontro magico? Quale situazione, o quale testo, ha acceso il suo entusiasmo?
E’ una lunga storia iniziata circa 40 anni fa, quando intrapresi la traduzione di una raccolta di poesie di Campana ispirate al paesaggio sudamericano. Non sentivo una piena soddisfazione in relazione al mio lavoro nonostante il mio editore lo trovasse ben fatto; il passaggio da una lingua ad un’altra sottraeva qualcosa al godimento della fruizione letteraria, si perdeva cioè, con la traduzione, un elemento ineffabile, intraducibile, presente nell’opera in lingua originale: la musicalità insita in quei versi. Quando però l’editore, in seguito, mi chiese di non continuare nel lavoro di traduzione, perché quelle poesie erano già state tradotte da qualcun altro, provai un forte senso di rabbia e di delusione dentro di me. E decisi di andare fino in fondo con Lui e con la sua avventura… Leggendo e studiando vidi delinearsi sempre più nettamente in me l’idea di un Dino Campana personaggio di teatro, specie dopo aver letto le interviste del dott. Pariani al Poeta nel Manicomio di Castel Pulci. Dopo quelle letture ho sentito il bisogno di scavare nella sua vita e per anni ho percorso un po’ tutta Italia dietro le sue tracce parlando con gente che l’aveva conosciuto, ricercando in archivi privati e pubblici… Da quell’andare dietro il poeta orfico nacque la prima raccolta di lettere campaniane, edite col titolo “Le mie lettere sono fatte per essere bruciate” e il monologo “Quasi un uomo” portato da Mario Maranzana nei teatri di tutta Italia, e anche a Parigi nell’ambito di un convegno sul Poeta.
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- Pubblicato: 02 Marzo 2017
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Il primo di Marzo del 1932 Dino se ne andò da questo mondo
gli amici de "La Voce di Romagna" lo ricordano così: